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Attualità e Politica

06/04/2020 | 18:37

Coronavirus, Fipe: "Sbagliato escludere da Fase 2 bar e ristoranti, basta usare le giuste precauzioni"

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 Coronavirus Fipe: Sbagliato escludere da Fase 2 bar e ristoranti

ROMA - «È sbagliato escludere bar e ristoranti dalle riaperture della Fase 2». Lo ha detto Roberto Calugi, direttore generale della Fipe, la Federazione che riunisce gli imprenditori della ristorazione. Se a partire dal 14 aprile, in Italia, ripartirà qualche attività, dovrebbero farlo «con tutte le cautele e le precauzioni studiate» anche i pubblici esercizi, i primi tra l'altro a essere stati chiusi per l'emergenza coronavirus. L'associazione «sta dialogando con il Governo per arrivare il prima possibile a piano di riapertura, ne va della tenuta del settore», dice Calugi all'Adnkronos, certo che le imprese saranno e sono già «assolutamente attente a tutte le misure di contenimento del contagio». Quello che rileva il direttore generale sono le tante contraddizioni delle ultime settimane: «Così come si possono usare precauzioni in una rosticceria o in un panificio, che oggi sono aperti, non si capisce perché non si possa fare lo stesso all'interno di un bar o di un ristorante». Lo stesso dicasi per le pasticcerie, che al momento restano chiuse e «arrabbiatissime», afferma Calugi. La proposta della FIPE è estendere le procedure di distanziamento, con ingressi contingentati, anche nei locali. «Farlo significherebbe tornare a dare dignità al lavoro. Ho ricevuto centinaia di chiamate di associati spaventati perché pensano di non aprire più. I ristoratori non hanno più soldi e così facendo si dà per certa per certa la morte di decina di migliaia di imprese». Se così non potrà essere, la proposta è quella di consentire almeno il take away, cosa diversa dal delivery. «Oggi si può fare delivery ma è proibito l'asporto: non si può cucinare e consentire a un privato di ritirare il piatto al ristorante». Al momento, bar e ristoranti si possono appoggiare a una piattaforma esterna, come Deliveroo, Just Eat, oppure possono organizzare il loro delivery in proprio con un fattorino. «Non tutti possono permetterselo, e le commissioni delle piattaforme sono alte, dal 20 fino al 30%». RED/Agipro

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