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Attualità e Politica

24/10/2020 | 21:06

Bozza Dpcm, Ughi (Obiettivo 2016): "Agenzie scommesse discriminate, con la chiusura lo Stato perderà fino a 3,5 miliardi"

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Bozza Dpcm Ughi Obiettivo 2016 Agenzie scommesse

ROMA - «Se fosse confermata la decisione di sospendere le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo e casinò sarebbe inappropriata» perchè «non ci sono stati casi e sono state attuate tutte le norme anticontagio previste dai precedenti Dpcm, ma anche previsti dal regolatore Adm». Inoltre con il precedente lockdown «lo Stato ha perso 4,5 miliardi di euro» di mancate entrate. Con un nuovo stop fino alla fine dell'anno «rischia di perdere altri 3-3,5 miliardi». Lo ha detto all'Adnkronos Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016, commentando la bozza del Dpcm che prevede la chiusura di sale giochi e scommesse. «Chiaramente rispetteremo la decisione del Governo e ci adegueremo ma siamo profondamente sorpresi della differenziazione tra noi e i settori come quelli della ristorazione e dei bar. Secondo quanto prevede la bozza del Dpcm possono restare aperti fino alle 18 mentre noi dobbiamo essere chiusi tutto il giorno. Non capiamo la differenza tra noi e gli altri locali», sottolinea Ughi. 

ROMA - «E' una discriminazione. E questo mentre nelle nostre sale scommesse rispettiamo tutte le prescrizioni e procediamo ad una sanificazione ogni volta che un cliente lascia la propria postazione», sottolinea. «Rischiamo di essere due volte discriminati. Non possiamo aprire fino alle 18 come altri locali e, se il Governo dovesse continuare ad andare avanti con questa folle decisione, mette a rischio la sopravvivenza del nostro settore dal punto di vista economia e finanziario», continua. Il settore «è costituito di circa 15 mila negozi che occupano direttamente 50 mila persone. Con l'indotto il settore occupa circa 100-120 mila persone. E' un settore molto produttivo per lo Stato Italiano visto che è lui a dare le concessioni. Da quel settore registra molti ricavi». Qualora il Governo dovesse continuare in questa direzione, «ci deve includere tra le imprese danneggiate e offrirci l'assistenza», continua Ughi. «Durante il lockdown tra marzo e metà giugno scorso non abbiamo ricevuto nessuna sovvenzione da parte dello Stato e neppure una parte di liquidità prevista dal Dl Liquidità per le aziende che erano state chiuse» perché «il nostro codice Ateco non prevedeva questa liquidità garantita ad altre aziende», conclude.
RED/Agipro

 

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