Attualità e Politica
06/04/2018 | 13:34
06/04/2018 | 13:34
ROMA - Il sistema concessorio italiano, che regola il settore giochi, è un grande successo, da difendere e tutelare: Stanleybet è pronta a entrare e fare la sua parte per proteggerlo. E’ quanto ribadisce Giovanni Garrisi, Chief Executive dello Stanleybet Group, in un video che riassume quanto dichiarato nel corso della recente edizione di Enada Rimini. Cinque domande - e le relative risposte - in cui il manager ha riassunto i temi emersi nel corso dell’incontro.
Lei ha detto che il sistema concessorio italiano è stato un grande successo e deve essere salvaguardato, eppure Stanley lo combatte da anni. Cambio di direzione strategico?
Bisogna guardare ai fatti: questo sistema in 18 anni è arrivato a generare ricavi per lo Stato da 14 miliardi l’anno. Non può non essere considerato un grande successo. E’ assolutamente falso che noi lo combattiamo da anni: noi lo abbiamo sempre sostenuto e avremmo sempre voluto entrare nel sistema, ma sia nel 2000 con le gare iniziali, che nel 2006 con la gara Bersani, che nel 2012 con la gara Monti, ci sono state proposte situazioni di gara che erano in conflitto con il diritto dell’Ue e quindi non abbiamo potuto partecipare. Questo è stato riconosciuto pacificamente da tre sentenze della Corte di Giustizia Europea, ma non abbiamo mai detto che il sistema era sbagliato: l’esclusione di Stanley è stata una discriminazione e ovviamente un errore dello Stato, ma oggi dobbiamo trovare il modo di rimediare, sia noi che lo Stato.
Lei è d’accordo con la creazione di un ministero dei giochi, con un ministro che possa affrontare i problemi del settore?
È necessario evitare di creare altri organismi politici, probabilmente come tutti gli organi politici che hanno la loro importanza, ma nono sono realmente competenti. Noi abbiamo già un centro di competenza di prima classe che è il regolatore, Adm. Più che creare un nuovo organo o un ministro ad hoc, io credo che sia necessario dare maggiori poteri al regolatore. Sono convinto che se i Monopoli avessero avuto maggiori poteri, avrebbe avuto anche la possibilità di risolvere il contenzioso con Stanley molti anni fa.
Lei ha dichiarato che si farà promotore di un comitato dei concessionari, ci può spiegare meglio questa iniziativa?
Nessun comitato o sindacato, intendiamoci: quello che voglio fare è scrivere un lettera agli amministratori delegati dei principali concessionari italiani. Una lettera che per assoluta trasparenza manderò in copia anche ad Adm. L’obiettivo è di pensare il sistema concessorio del futuro con uno spirito nuovo: è stato un grande successo, non bisogna cambiare, serve difenderlo e preservarlo, dando maggiori poteri ad Adm per poterlo proteggere. Ma è necessario che anche i concessionari, che si lamentano della necessità di tutelare i propri investimenti, capiscano che serve un atteggiamento propositivo.
‘Il Sole 24 Ore’ ha dato la notizia del vostro accordo con l’Agenzia delle Entrate, qual è stata la cifra che avete concordato con il fisco italiano?
È la domanda che ci fanno tutti e rispondo sempre allo stesso modo: riteniamo opportuno mantenere confidenzialità su questo punto. Quello che posso dire, però, è che si è trattato di un rapporto con l’Agenzia delle Entrate basato sul massimo rispetto reciproco. Questo ha permesso la comprensione delle reciproche posizioni e di trovare un accordo che darà a tutti grandi frutti nel futuro.
L’imminente bando di gara di settembre 2018 - nell’immaginario del settore - sembra molto lontano nel tempo, cosa farà Stanley se la gara fosse rimandata di un ulteriore anno?
Mi auguro che questo non succeda e spero che il nuovo Governo, qualsiasi esso sia, saprà affrontare le sfide che ci aspettano con autorevolezza e immediatezza. Non credo ci voglia poi così tanto a concordare un qualcosa con gli enti locali e le Regioni che sia di interesse di tutti. Mi auguro che la gara ci sia. Se non dovesse esserci, questo non andrà contro le regole dell’Unione, ci sono sicuramente motivi imperativi di interesse generale che vanno protetti e tutelati, lo capisco perfettamente. Sono certo però che non si può tenere Stanley fuori dal sistema per altri quattro anni o anche solo per un altro anno. Penso che i tempi siano maturi per sederci a un tavolo, ora che abbiamo risolto il contenzioso sulla stabile organizzazione e l’imposta sul reddito, possiamo concordare con Adm una soluzione anche per l’imposta unica. Ho già dichiarato tante volte che siamo pronti a pagarla già da domani, ma per il passato dobbiamo trovare una onorevole soluzione, nella nostra convinzione - che sta avanzando anche nella mente dell’amministrazione - che questa tassa era in realtà una sanzione e quindi un altro modo di discriminare la Stanley, violando il diritto dell’Unione. Forse con la copertura del Mef è possibile disapplicare la legge che ha introdotto questa sanzione. Sono convinto che con saggezza, insieme alle autorità regolatorie, Stanley saprà trovare una soluzione. Così come è avvenuto con l’Agenzia delle Entrate, con la nostra positività abbiamo portato a crederci anche lo Stato Italiano, allora perché non il regolatore? Proponiamo un grande cambiamento del settore: è strano che tutto ciò venga da una realtà che ne è sempre stata fuori anche se non per colpa sua. Lavoriamo insieme e troviamo il modo di andare avanti nel miglior interesse di tutti.
PG/Agipro
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