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Attualità e Politica

15/11/2018 | 15:33

Giochi in Puglia, Marmo (FI): “Dall'Eurispes bocciatura totale per il distanziometro, oggi è emersa la verità sul proibizionismo”

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ROMA - «Oggi abbiamo avuto conferma di quanto abbiamo sempre sostenuto sul contrasto al gioco d’azzardo. Non solo cedere alla tentazione del proibizionismo è inutile, ma è anche dannoso: si favorisce la criminalità. E non solo il distanziometro è inutile, ma è anche dannoso: il ludopatico preferisce giocare lontano dai suoi luoghi». E’ quanto commenta il presidente del Gruppo di Forza Italia al Consiglio Regionale ella Puglia, Nino Marmo, a margine delle audizioni di oggi in Commissione Salute sulla norma regionale di contrasto al gioco d’azzardo patologico, in cui sono stati ascoltati Il Procuratore capo di Brindisi, Antonio De Donno e i ricercatori dell’Eurispes.

«E’ opportuno ringraziare coloro che oggi, in III Commissione, hanno dato un rilevantissimo contributo sulla proposta di legge per il contrasto al gioco d’azzardo patologico perché hanno dato un colpo secco ad ogni pensiero "facile", alla velleità dello slogan, ma hanno allo stesso tempo offerto un quadro di verità - dice ancora Marmo - Il Capo della Procura di Brindisi ha detto a chiare lettere che il proibizionismo è frutto di una cultura che ha favorito la criminalità organizzata e, quindi, non è la strada da percorrere. Ha anche sottolineato che per i giovani il distanziometro, tanto caro a qualcuno, è assolutamente inutile: i minorenni non possono entrare nelle sale gioco per un divieto imposto dalla legge. Per loro, quindi, ci vuole una tutela differenziata perché se un minorenne non può entrare in una sala slot, può farlo in un bar e giocare, se presenti, alle slot».

Secondo il consigliere Marmo è dunque evidente come «sia indispensabile una campagna informativa contro le dipendenze e la Regione è competente in questo campo. Dall’Eurispes, invece, è arrivata la pietra tombale sul distanziometro, dichiarato completamente inutile: su un milione e mezzo di giocatori ‘problematici’ (ovvero non ancora patologici), l’11% preferisce recarsi lontano dai suoi luoghi abituali per giocare. Il distanziometro, quindi, esiste già ed è il pudore che spinge a non voler essere scoperti da amici o familiari».

Altra criticità messa in luce, dice ancora Marmo, è stabilire se quella delle distanze minime da luoghi sensibili «sia questione sanitaria o di pubblica sicurezza. La Regione, nel secondo caso, non avrebbe competenze specifiche perché è compito del Governo centrale definire la materia, proprio perché è indispensabile avere una norma che valga in tutte le regioni. Quest'ultime possono, altresì, operare sul fronte informativo e sanitario, sulla prevenzione e la cura, per le quali fino ad ora nulla è stato fatto. Bene, lo si faccia, senza perdere ulteriore tempo a discettare su questioni che l’ente non dovrebbe nemmeno affrontare».

RED/Agipro

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