Attualità e Politica
19/02/2020 | 16:10
19/02/2020 | 16:10
ROMA - «Il Consiglio regionale del Lazio è tornato a legiferare sul gioco d’azzardo ha provato a trovare "mediazione", inserendo un limite temporale di adeguamento al distanziometro per le sale già esistenti. Numeri e statistiche, però, continuano a smentire la posizione politica assunta in regione. Il Consiglio regionale ha sentito la necessità di limitare a 18 mesi l'operatività del prodotto che ha meno impatto sul consumatore, vale a dire la slot a moneta metallica in bar e tabacchi». Questo il commento di Pietro Ferrara, portavoce di Astro, associazione dei gestori del gioco lecito, dopo l'approvazione odierna della modifica della legge sul gioco, nell'ambito del cosiddetto “Collegato”. Il provvedimento sottopone ai limiti del distanziometro non solo le nuove aperture, come previsto dalla precedente versione della legge, ma anche i punti di gioco già esistenti sul territorio, che hanno, per adeguarsi quattro anni di tempo, che diventano cinque anni in caso di autorizzazione decorsa dal 1 gennaio 2014. «Scelte come queste manderanno a casa circa il 97% delle aziende che attualmente operano nel Lazio e circa 5000 lavoratori nella sola Capitale».
Alle sale situate in un raggio inferiore ai 500 metri dai luoghi sensibili non rimarrà che chiudere, o trasferirsi: «Obbligare migliaia di attività a spostarsi in quartieri e luoghi periferici, considerando che ad esempio una città come Roma è piena di luoghi sensibili come chiese e ospedali, comporterebbe la ghettizzazione del gioco legale in zone che già sono state e sono ancora teatro di episodi di cronaca che ben conosciamo legati alla malavita organizzata». Il Consiglio regionale dovrebbe, secondo il portavoce di Astro, deliberare nel rispetto dei principi giuridici fondanti della nostra democrazia. «La modifica approvata confonde la dipendenza patologica di persone in difficoltà con il gioco, che è semplicemente il sintomo, non la causa». Posizioni di questo tipo, ricorda Ferrara, sono state espresse dal procuratore generale antimafia Federico Cafiero De Raho: «Un uomo di cui non è contestabile né la terzietà, né l'autorevolezza. Queste le sue parole: “Intervenire vietando di fatto di giocare legalmente, per un verso non garantisce una libertà che deve essere comunque rispettata, per l’altro spalanca praterie per il gioco illegale"».
RED/Agipro
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