Agipronews

Hai dimenticato la password?

Ultimo aggiornamento il 29/04/2025 alle ore 21:20

Attualità e Politica

29/04/2025 | 16:40

Semaforo rosso per le sale e-sports, Corte d'Appello civile di Milano conferma sequestro apparecchi e multa da 20mila euro: “Attività priva di autorizzazione”

facebook twitter pinterest
Semaforo rosso per le sale e sports Corte d'Appello civile di Milano conferma sequestro apparecchi e multa da 20mila euro: “Attività priva di autorizzazione”

ROMA – Semaforo rosso per le sale che ospitano le partite degli e-sports. Anche le apparecchiature da videogioco per praticare videogiochi in forma competitiva (ad esempio Fifa e Fortnite) nelle sale “Lan” (“Limited area network”) devono rispettare la normativa vigente e i provvedimenti dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) per le tradizionali sale giochi. Lo ha stabilito la Corte d'Appello Civile di Milano, ribaltando la sentenza di primo grado in cui il Tribunale di Milano aveva annullato una sanzione da 20mila euro disposta nella primavera del 2022 ed il sequestro di 11 postazioni da gioco per un esercizio commerciale dislocato a Melzo (Bergamo). Durante un controllo, i funzionari di Adm avevano trovato, nei locali, diversi simulatori di guida e varie postazioni di gioco – che consentivano il gioco a sei clienti contemporaneamente - prive di autorizzazione e sequestrate di conseguenza. In quel periodo, diverse sale furono chiuse in tutta Italia, in parte dall’Adm e in parte dagli stessi imprenditori. 

La Corte, nel confermare l’ordinanza-ingiunzione di Adm, ha fatto riferimento al cosiddetto Decreto Balduzzi del 2012, secondo cui “è vietata la messa a disposizione, presso qualsiasi pubblico esercizio, di apparecchiature che, attraverso la connessione telematica, consentano ai clienti di giocare sulle piattaforme di gioco messe a disposizione da soggetti privi di qualsivoglia titolo concessorio o autorizzatorio rilasciato dalle competenti autorità”. Le apparecchiature in questione sono risultate invece, si legge nella sentenza, “prive di certificazione e di titoli autorizzatori”. I simulatori di guida e le postazioni da gioco sequestrate, sottolineano i giudici d'appello, rientrano tra gli “apparecchi e congegni per il gioco lecito”, previsti dal Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps). La loro installazione è consentita “esclusivamente negli esercizi commerciali o pubblici o nelle aree aperte al pubblico ovvero nei circoli privati ed associazioni autorizzati nel rispetto delle prescrizioni tecniche ed amministrative vigenti”. Corretto quindi sanzionare “la messa a disposizione in luogo pubblico o aperto al pubblico (e tali sono le sale 'Lan') di apparecchiature che consentono lo svolgimento di 'qualunque' attività di gioco inteso in senso lato (anche 'indirettamente') e, pertanto, anche i simulatori di guida”, che non rispondono alle prescrizioni di legge e amministrative. La ratio della norma – sottolineano i giudici di Milano – è quella di “punire coloro che consentono in luogo aperto al pubblico l’uso di macchine di gioco (nel caso di specie, pc e simulatori) non rispondenti alle prescrizioni di legge ed amministrative e come tali estranee al circuito delle autorizzazioni, indipendentemente dalla loro configurabilità strutturale come congegni da gioco quando posizionate in luogo aperto al pubblico”.

L'esercizio commerciale oggetto della sentenza operava nella vendita di computer, software e altri componenti hardware. Forniva inoltre servizio di assistenza. Successivamente aveva iniziato anche l'attività di sala “Lan”, con lo scopo di fornire computer da gioco per eventi esterni e permettere ai clienti di provare videogiochi per eventuali acquisti. Il Tribunale di Milano aveva annullato in primo grado la multa da 20mila euro, ritenendo che sanzioni simili andrebbero applicate “solo ai tradizionali giochi normalmente utilizzati in una sala giochi, come flipper, biliardi, calcio balilla e videogame basati unicamente sull’abilità per il quale la durata della partita varia a seconda dell’abilità del giocatore”. Mancherebbe invece ad oggi, secondo quanto argomentato dai giudici di primo grado, “una disciplina compiuta e coordinata con le norme di settore, per tutti i soggetti che gravitano nella dimensione del gaming competitivo”. Pochi giorni fa, la decisione del Tribunale civile d’appello di Milano ha ribaltato la situazione.

DVA/Agipro

Breaking news

Ti potrebbe interessare...

x

AGIPRONEWS APP
Gratis - su Google Play
Scarica

chiudi Agipronews
Accesso riservato

Per leggere questa notizia occorre essere abbonati.
Per info e costi scrivere a:

amministrazione@agipro.it

Sei già abbonato?
Effettua il login inserendo username e password