Attualità e Politica
02/08/2021 | 10:34
02/08/2021 | 10:34
ROMA - Snaitech non si ferma. L'operatore del gioco legale con una rete di oltre 2.000 punti vendita scommesse in Italia si sta guardando attorno, con l'intento di cogliere nuove opportunità di espansione in Europa. Una scommessa in un momento di difficoltà, l'ha definita a "MF-Milano Finanza" l'amministratore delegato Fabio Schiavolin. «In un anno certamente non positivo abbiamo deciso di prenderci questo ulteriore rischio iniziando l'attività in Germania e Austria. Ma d'altronde facciamo i bookmaker ed è il nostro mestiere». In entrambi i Paesi, dove la casa madre Playtech ha deciso di affidare a Snaitech il brand Happybet per dare sempre più valore al know how e all'esperienza B2C, l'operatività piena è stata ostacolata dalle misure per contenere la pandemia. «I governi hanno rispetto al gioco un atteggiamento molto più laico di quello italiano, cioè i punti di gioco fisici vengono assimilati in tutto e per tutto, in termini di aperture ma anche di obbligazioni di sicurezza, ad attività commerciali assimilabili, quindi non c'è uno specifico capitolo negozi di gioco». Le restrizioni anti-Covid hanno pesato sul settore. «Ci stiamo ancora leccando le ferite per le chiusure forzate determinate dal lockdown», aggiunge, «benché l'online sia andato bene, una rete estesa di punti vendita sul territorio ha osservato quasi un anno di chiusura, parliamo di più di 300 giorni. Questo naturalmente ha inciso sul fatturato delle aziende così come per il gettito erariale. Ogni mese di chiusura è costato allo Stato più di mezzo miliardo».
Per Snaitech il 2021 potrebbe essere una replica di quanto visto io scorso anno, chiuso con 523 milioni di euro di ricavi, in calo del 37% rispetto agli 830 milioni di euro dei dodici mesi precedenti. «Pensiamo di fare circa lo stesso risultato del 2020, quindi il 35%-40% in meno del 2019 che è l unico anno che possiamo considerare intero, senza chiusure forzate», spiega l'ad. Allargando lo sguardo, il rischio è che la situazione di emergenza metta alle strette il gioco legale a favore di quello illegale. «Questo è un elemento importante per valutare tutte quelle campagne proibizionistiche che nelle varie legislature si sono susseguite contro il gioco illegale e di Stato allo scopo di promuovere una recrudescenza normativa o addirittura una chiusura del gioco legale», aggiunge ancora Schiavolin. «Il lockdown ha dimostrato che la domanda di gioco in Italia non è influenzata dalla presenza o meno di gioco legale». Al contrario, per il manager occorre lavorare sulla comunicazione per far capire all'utente la differenza tra i canali. L'intero settore attende ora che si concretizzi l'impegno ad arrivare a un Testo unico. A favore si sono espressi il sottosegretario con delega ai Giochi, Claudio Durigon, il direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, e il procuratore Antimafia Federico Cafiero De Raho. Schiavolin fa il punto sulle diverse normative che si sono succedute nel corso degli anni. «Tutte queste norme si sono stratificate l'una sull'altra e sono anche disomogenee dal punto di vista temporale con concessioni che hanno scadenze in periodi diversi. Oggi ci troviamo ad avere una attesa per il rinnovo delle concessioni. Le scadenze dei diversi prodotti di gioco dovrebbero essere allineate e armonizzate», ricorda l'ad. «Ma l'aspettativa è legata anche a un'altra stortura, ovvero a ciò che avviene a livello locale nei territori che spesso hanno emesso normative concorrenti rispetto a quella primaria statale. Normative che impediscono l'esercizio corretto delle concessioni che gli operatori si aggiudicano a livello nazionale. Su questo ha lavorato per anni la Conferenza Stato-Regioni insieme al Mef e ai Monopoli, che però non è riuscita ad arrivare a un punto definitivo che permettesse una chiara e univoca interpretazione delle norme su tutto il territorio nazionale».
Una proposta sul campo prevede la compartecipazione dei territori al gettito, attribuendo quindi unap arte degli introiti del gioco legale a Regioni e Comuni, aprendo così una stagione di dialogo. Il tema si incrocia con la volontà di mettere a gara 10mila nuovi punti scommesse, dei quali i limiti di concentrazione a livello locale potrebbero tuttavia complicare l'apertura. «Noi siamo concessionari per conto dello Stato, lo Stato ha riserva di legge nell'ambito dei giochi, quindi ci attendiamo che sia il governo a trovare la quadra, sentendo l'indicazione delle istituzioni preposte e degli addetti ai lavori. Quello che noi chiediamo è semplicemente legato alla capacità di esecuzione degli obblighi derivanti da una concessione per la quale si concorre, una capacità di esecuzione che oggi non è scontata. C'è più di una Regione nella quale il bizantino intreccio tra le normative sulle distanze, sugli orari di apertura e sui luoghi sensibili, rende impossibile posizionare un nuovo negozio per la concessione».
RED/Agipro
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