Attualità e Politica
20/10/2020 | 12:10
20/10/2020 | 12:10
ROMA - Il Dpcm dello scorso 13 ottobre e, successivamente quello del 18 ottobre, consentono la prosecuzione delle attività di gioco, sia nei locali dedicati che in quelli generalisti, condizionandole ad una preventiva valutazione di compatibilità, riservata alle Regioni, dello svolgimento di tali attività con la situazione epidemiologica esistente nei rispettivi territori.
Ciò nonostante, la Lombardia ha bloccato arbitrariamente le attività di gioco nel proprio territorio: nell’ ordinanza regionale in questione, infatti, non risulta essere stata compiuta alcuna valutazione preliminare (e adeguatamente motivata) sulla compatibilità tra attività di gioco e andamento dell’epidemia nel territorio interessato, in totale spregio alle disposizioni governative richiamate.
La Regione Lombardia, tra l’altro, non ha altresì fornito alcun elemento istruttorio per supportare la diversità di trattamento riservato alle attività di gioco rispetto alle altre consentite, quasi come se le attività legate al gioco rappresentassero gli unici ambiti di diffusione del contagio e le linee guida approvate dalla Conferenza Stato-Regioni non fossero adeguate al contenimento.
Non è giustificato che il solo settore del gioco, nonostante abbia dovuto effettuare ingenti investimenti e subire importanti perdite per adeguarsi ai protocolli di sicurezza, debba essere l’unico a subire la chiusura tout court, pur possedendo caratteristiche che lo rendono più controllabile e controllato rispetto ad altre attività economiche.
Ancora una volta ci si trova di fronte a vere e proprie disparità di trattamento che si traducono in vere e proprie discriminazioni per il settore del gioco pubblico.
In ragione di ciò, As.tro, come si legge in una nota dell’associazione, ha deciso di intervenire immediatamente, inoltrando un’istanza in autotutela al Governatore della Regione Lombardia per chiedere, con urgenza, l’annullamento dell’ordinanza regionale n.620/2020 nella parte in cui prevede la sospensione delle attività di gioco.
In uno stato di diritto non è ammissibile che delle imprese pienamente riconosciute dall’ordinamento debbano continuare a subire tentativi di smantellamento attraverso l’uso strumentale del pericolo Covid: eventuali scelte etiche non possono trovare spazio nell’elaborazione dei provvedimenti amministrativi legati all’emergenza ma, semmai, dovrebbero essere tradotte in specifiche proposte di legge da presentare in Parlamento.
RED/Agipro
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