Attualità e Politica
25/02/2022 | 14:45
25/02/2022 | 14:45
ROMA - I tribunali italiani sono chiamati continuamente a decidere sul contenzioso tra Stanleybet e autorità italiane, in merito al diritto di esercitare le scommesse nel nostro paese. Con Daniela Agnello, legale che ha seguito il bookmaker negli ultimi venti anni, facciamo il punto della situazione sui tre fronti “caldi”: penale, civile e tributario.
Avvocato, la Cassazione continua a stabilire la discriminazione dei bookmaker esteri come Stanleybet, che non hanno potuto partecipare alle gare. Qual è la soluzione per sanare la situazione?
La Corte di Cassazione, con una sentenza del 17 febbraio, ha fortemente censurato la Corte d’Appello territoriale statuendo che non si possono trascurare gli approdi interpretativi e la giurisprudenza resa alla luce delle sentenze della Corte di Giustizia. I Supremi Giudici hanno ribadito, ancora una volta, che non integra il reato la condotta del soggetto che agisce per conto di un allibratore straniero illegittimamente discriminato in Italia nell’assegnazione delle concessioni di gioco laddove effettui in modo trasparente l’attività di raccolta delle scommesse di incasso delle poste di gioco, di trasmissione dei dati all’allibratore e di pagamento delle vincite su mandato di quest’ultimo. La Corte ha equiparato sostanzialmente i centri Stanleybet con i luoghi di vendita del concessionario nazionale. Ne consegue che il sistema concessorio italiano risulta oggi costituito da soggetti concessionari in regime di proroga, soggetti regolarizzati e soggetti – come Stanleybet - legittimati dalla giurisprudenza eurounitaria e nazionale. Le ultime concessioni in scadenza a giugno 2016 sono ancora in regime di proroga e non vi sono previsioni nel breve periodo. A questo punto si potrebbe iniziare a valutare la trasformazione dell’attuale regime in un sistema autorizzatorio per favorire la trasparenza, garantire i controlli territoriali e rimuovere eventuali canali di illecita raccolta di scommesse.
A Trieste e a L’Aquila, i tribunali civili hanno cancellato le sanzioni per i centri nei quali erano installate delle slot. Quale è il motivo della decisione?
Secondo la normativa italiana, gli apparecchi possono essere installati nelle sale scommesse solo se il titolare è provvisto di licenza di polizia ex art. 88 Tulps, diversamente sono previste sanzioni amministrative. I Giudici di primo e secondo grado hanno ritenuto che l’assenza della licenza di polizia alla società Stanleybet è la conseguenza di una normativa incompatibile con il diritto comunitario e, come tale, non può comportare l’applicazione di sanzione. I Giudici hanno richiamato la giurisprudenza dell’Unione Europea e hanno rilevato che la giurisprudenza penale è rilevante e vincolante. Il ragionamento ormai consolidato della Corte di Cassazione penale di esclusione del reato, affermano i Giudici civili, va condiviso per escludere la configurabilità dell’illecito amministrativo a carico degli operatori che non hanno partecipato a gare indette con bandi contenenti clausole discriminatorie alla stregua del diritto eurounitario. L’effetto è che le slot possono legittimamente rimanere accese nelle sale Stanleybet.
Le Commissioni tributarie non riconoscono la discriminazione e impongono il pagamento dell’imposta unica. Quali sono le prospettive per gli agenti Stanleybet che hanno ricevuto avvisi di accertamento? Qual è la strategia che state seguendo nella difesa degli affiliati?
In sede tributaria si assiste alla triplicazione della base imponibile con applicazione delle sanzioni sino al 240%. I giudici in sede tributaria sono chiamati ad applicare un’imposta che trova fondamento in una ratio ben chiara e delineata dal legislatore: l’attività illecita. L’imposta unica è stata istituita con legge n.504/98 a carico dei concessionari. Con la legge interpretativa nel 2010 viene estesa agli operatori che svolgono attività illecita di raccolta di scommesse e il comma 64 dell’art. 1 riporta la ratio: equiparare il gioco illecito all’attività lecita. Da un lato, i centri Stanley la cui attività è stata dichiarata trasparente, lecita e legittima, come da ultima sentenza della Corte di Cassazione cui facevo cenno in precedenza, la cui raccolta è equiparata ai punti vendita del concessionario statale non possono essere gravati da un’imposta/sanzione prevista per le attività illecite con modalità, aliquote e maggiorazioni tipiche della raccolta di gioco contra legem. Dall’altro lato, l’operatore Stanleybet vuole essere riconosciuto, al pari dei concessionari statali, quale obbligato principale tenuto al pagamento dell’imposta unica alle stesse condizioni e modalità dei concessionari statali e dei soggetti regolarizzati. Non si tratta di una strategia difensiva ma della rigorosa applicazione della legge come interpretata dalla giurisprudenza nazionale e comunitaria.
NT/Agipro
Foto Credits George Hodan CC0 1.0
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