Attualità e Politica
22/06/2020 | 16:28
22/06/2020 | 16:28
ROMA - «Rivolgiamo un appello alle istituzioni della Provincia Autonoma di Bolzano» affinchè «venga decretata la ripartenza del gioco legale che, come riconosciuto da molte autorità del nostro Paese impegnate nella lotta alla criminalità, rappresenta un presidio di legalità sul territorio». Lo ha scritto Massimiliano Pucci, presidente dell'associazione dei gestori As.tro, in una lettera inviata al Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher.
«In Italia, tutte le Regioni - inclusa la Provincia Autonoma di Trento - hanno avviato la fase 3 della ripartenza: i giochi sono ripartiti - o lo saranno a breve - in tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano», ricorda Pucci. Nonostante il contenuto dell’ultimo DPCM dell’11 giugno 2020, la provincia di Bolzano ha rinviato "a data da destinarsi" la ripresa delle attività legate al gioco pubblico legale, «senza motivazione», sottolinea Pucci: un «comportamento omissivo» che lascia «alla deriva aziende e lavoratori del settore che, a breve, perderanno anche il sussidio degli ammortizzatori sociali» e che provoca «gravi ricadute sul gettito fiscale generato dal comparto, provocando un conseguente danno in termini erariali». Non c'è «alcuna giustificazione per questa disparità di trattamento, visto che, nella Provincia Autonoma di Bolzano, sono già ripartite le attività che presentano un rischio di contagio uguale, se non superiore, a quello delle sale giochi e delle sale scommesse», come piscine, palestre e bar.
«Considerate le caratteristiche di queste attività, sotto il punto di vista del rischio epidemiologico, si fa fatica a non scorgere la natura esclusivamente politica della scelta di riservare un differente trattamento alle sale giochi, alle sale slot e alle sale scommesse». Inoltre, «l’andamento della situazione epidemiologica appare del tutto compatibile con la riapertura delle sale da gioco nel rispetto dei protocolli di sicurezza».
L’ultimo DPCM ha affidato alle Regioni e alle Province Autonome il compito di avviare la ripresa o meno delle attività economiche: «qualsiasi altra valutazione – a maggior ragione se ancorata a scelte etiche - si tradurrebbe in un’uscita dal seminato costituzionale con palese violazione del principio di uguaglianza», conclude Pucci.
RED/Agipro
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