Attualità e Politica
03/03/2021 | 17:17
03/03/2021 | 17:17
ROMA - Una caccia infinita, a volte vincente – come è avvenuto questa mattina con l’operazione “Doppio Gioco” condotta dalla Gdf di Catania contro le scommesse illegali – a volte no. Guardie e ladri, la storia è sempre quella. I ladri però sono sempre più sfuggenti, tra siti fantasma offshore, transazioni in contanti e agenti pronti a tutto pur di sviluppare sul territorio il ricco business “black”.
Le modalità organizzative dei sodalizi criminali sono ormai oliatissime: i siti utilizzati come piattaforma di gioco sono privi dell’integrazione con i principali mezzi di pagamento – circuiti di carte di credito e finanziari – e servono praticamente da vetrina per le scommesse sullo sport, che vengono gestite in realtà “al banco” con pagamenti esclusivamente cash. Sono i “nuovi” concorrenti del mercato autorizzato del gioco in Italia, sempre più sfuggenti e “liquidi”: chi vuole restare nel mercato grigio evita ormai Malta, l’Austria o le altre giurisdizioni europee presso le quali – dopo le ultime inchieste – è possibile per le procure italiane ottenere una rogatoria internazionale e procedere così ad arresti e sequestri. No, il nuovo trucco è aprire dei siti “mordi&fuggi”, senza alcun riferimento ad autorità del gioco o a normative comunitarie, dare mandato per la raccolta a qualche decina di spregiudicati agenti sul territorio, incassare i proventi e poi far perdere le proprie tracce.
Non mancano, in un quadro così complesso, i siti collegati a licenze rilasciate in paesi offshore, a bassa tassazione e senza tanti vincoli. Ma la patente fornita da un mercato regolamentato – fino a qualche anno fa considerata necessaria per dare una mano di credibilità al business – ora non sembra più indispensabile e, da tempo, anche i grandi fornitori internazionali di software (pressati dagli enti regolatori) hanno smesso di siglare contratti con operatori “borderline”. La soluzione quindi – per chi gestisce siti non autorizzati – è stata quella di stringere rapporti con software house (attive da anni e con personale IT formato ed esperto) in grado di realizzare piattaforme di betting simili a quelle più in voga. Veri e propri artigiani dell’Information technology dei giochi, che non hanno struttura, capitali o certificazioni sufficienti ad acquisire clienti importanti che operano nel mercato regolato ma che alimentano con piattaforme a buon mercato il gioco senza licenza.
Naturalmente, il prodotto disponibile è limitato: poker e casinò sono integrati solo raramente e non è possibile utilizzare strumenti di pagamento ormai disponibili per tutto il mercato del gioco online: nel caso di “Doppio Gioco” è stata un bonifico bancario segnalato a Uif-Bankitalia a dare il via all’inchiesta della Procura di Catania. Le transazioni di gioco si svolgono ancora in contanti, alla faccia di tutte le normative nazionali ed internazionali – vecchie e nuove - sul riciclaggio. Non solo. Le pagine del “Chi siamo” o dei “Contatti” dei siti di tutte le realtà offshore sono spesso “blank” o con informazioni troppo generiche per poter essere utili agli utenti. La tutela del giocatore – in caso di controversia su un’eventuale vincita - è di fatto inesistente, in quanto l’unico riferimento risulta essere la società caraibica titolare della licenza. Tutto il contrario del sistema legale in vigore in Italia, che prevede una lunghissima serie di adempimenti a carico degli operatori autorizzati e una serie di garanzie – normative e finanziarie - per tutelare giocatori e fisco.
RED/Agipro
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