Attualità e Politica
23/09/2020 | 15:55
23/09/2020 | 15:55
ROMA - Una soluzione parlamentare alla questione dei lodi arbitrali relativi alle inadempienze degli enti concedenti – i ministeri delle Politiche Agricole e dell'Economia – in materia di scommesse ippiche. Un "conto" da 64 milioni di euro di possibili oneri per lo Stato, secondo quanto riporta la relazione tecnica depositata con un emendamento parlamentare, ma che – secondo quanto apprende Agipronews - potrebbe diventare più salato, se le Sezioni Unite Civili della Cassazione dovessero dare ragione ai concessionari ippici. Ieri si è tenuta, davanti ai giudici di piazza Cavour, l’udienza per valutare l’eventuale difetto di giurisdizione del giudice civile, davanti al quale si erano svolti i primi due gradi di giudizio. Il Procuratore generale della Cassazione, rivelano fonti legali, ha suggerito di accogliere il ricorso dei concessionari, definendo un errore la sentenza di appello che aveva annullato i lodi degli operatori e indicato la strada del tribunale amministrativo per affrontare la questione. Le azioni dei concessionari erano state avviate per una serie di inadempienze degli enti concedenti ippici, in particolare per il tardato avvio del gioco online, della puntate a quota fissa e delle multiple a riferimento. Altre contestazioni erano poi arrivate per la presenza sul territorio di operatori di scommesse non autorizzati e quindi per la mancata esclusiva nel servizio di raccolta. In un paio di mesi sarà pubblicata la sentenza della Cassazione: se fosse favorevole ai concessionari, lo Stato dovrebbe pagare oltre 260 milioni tra capitale, rivalutazioni e interessi, secondo i calcoli dei legali dei ricorrenti.
La soluzione di compromesso, che comporterebbe il versamento ai concessionari di 64,5 milioni derivanti dal calcolo tra debiti e crediti dell’Amministrazione e dalla rinuncia ai cosiddetti “minimi garantiti”, potrebbe però arrivare durante la discussione sul Decreto Agosto. Tra gli emendamenti segnalati in Commissione Bilancio al Senato è spuntata anche la proposta di Renato Schifani (Forza Italia). Secondo il parlamentare, potrebbero essere il Mef, il Mipaaf e l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a definire la questione «in via transattiva, con i soggetti titolari di concessioni o loro aventi causa cui si riferiscono le controversie, anche di natura risarcitoria, nel corso delle quali sia stata emessa una sentenza di primo grado o un lodo arbitrale depositati entro la data di entrata in vigore della legge di conversione del Decreto Agosto». A fronte del rituale pagamento delle quote di prelievo dovute e ancora non versate (161 milioni) e della rinuncia dello Stato all’incasso dei residui “minimi garantiti” (stimati in circa 70 milioni), «ai concessionari verrà riconosciuto un importo, parametrato agli anni di durata della titolarità della concessione, pari al 70% della somma accertata nelle predette pronunce, oltre accessori per interessi e rivalutazione»; queste disposizioni «si applicano anche nei confronti dei successori nella titolarità del credito di natura risarcitoria accertato giudizialmente o da pronunce arbitrali». Con 64,5 milioni, in sostanza, lo Stato chiuderebbe una partita che – in caso di decisione sfavorevole della Cassazione – potrebbe costare quattro volte tanto.
Infine, in matera di ippica, segnalato per il voto in Commissione Bilancio anche l'emendamento di Gisella Naturale (M5S) sulla semplificazione delle procedure «per una rapida attuazione delle misure di intervento per il settore», che autorizza il Mipaaf «fino al 31 dicembre 2020, limitatamente alle operazioni di pagamento e riscossione dei premi, delle provvidenze e delle sovvenzioni destinate agli operatori ippici, ad effettuare le operazioni di pagamento, mediante l’utilizzo di conti correnti bancari, da attivarsi presso uno o più istituti bancari, attraverso un dirigente delegato».
NT-MSC/Agipro
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