Attualità e Politica
09/06/2021 | 12:00
09/06/2021 | 12:00
ROMA - Un mercato «equilibrato» che ha saputo ridurre l'offerta offshore, ma le cui norme stringenti potrebbero capovolgere la tendenza positiva. È il giudizio sul mercato dei giochi italiano che emerge dallo studio della International Betting Integrity Association - associazione no profit contro il match fixing formata dai principali bookmaker europei - che ha preso in esame la regolamentazione delle scommesse in 20 paesi. Il report, condotto insieme alla società di consulenza H2 Gambling Capital, ha studiato i punti di forza e quelli critici dei vari quadri normativi, prendendo in considerazioni dati fiscali e di integrity dei principali operatori di scommesse del mondo, che rappresentano quasi il 50% di tutte le scommesse online a livello globale.
L'Italia è all'ottavo posto nella classifica Ibia, con 77 punti totali. Al primo posto della classifica spicca invece la Gran Bretagna con 91 punti; tra i mercati con punteggio più alto dell'Italia anche Malta, Svezia, gli stati americani del New Jersey e del Nevada e la Spagna. Secondo lo studio, l'Italia è un «mercato consolidato che, attraverso un quadro equilibrato con un'ampia scelta per il consumatore, ha costantemente ridotto il numero di giocatori che scommettono offshore». Tuttavia, le «restrizioni pubblicitarie troppo rigorose potrebbero invertire questa tendenza positiva di canalizzazione onshore».
Proprio il fronte "advertising" - su cui pesa il decreto Dignità del 2018, che ha vietato pubblicità e sponsorizzazioni delle società di gioco - ad aver totalizzato il punteggio più basso (5/15) tra i vari punti presi in considerazione dallo studio. La valutazione più alta (14/15) va al capitolo Integrity, quindi della prevenzione del match fixing; bene anche la regolamentazione (27/30), e l'aspetto riguardante il prodotto (17/20), mentre la tassazione ha totalizzato 14 punti su 20. A pesare sull'Italia anche la situazione di «incertezza finanziaria» causata dalla pandemia, che ha portato all'introduzione della tassa dello 0,50% sulla raccolta delle scommesse «come mezzo potenziale per fornire ulteriore supporto finanziario» al mondo sportivo. «Insieme al recente incremento dell'imposta GGR sulle scommesse e al divieto totale di pubblicità, si prevede che l'onere fiscale aggiuntivo andrà a vantaggio del segmento offshore», conclude il report.
LL/Agipro
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