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Ultimo aggiornamento il 26/07/2024 alle ore 21:08

Attualità e Politica

10/01/2024 | 13:11

Tassa 500 milioni, slitta ancora la decisione del Consiglio di Stato: udienza pubblica fissata per il 4 aprile 2024

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Tassa 500 milioni slitta ancora la decisione del Consiglio di Stato udienza pubblica fissata per il 4 aprile 2024

ROMA - Slitta ancora, al 4 aprile 2024, la decisione del Consiglio di Stato sui ricorsi dei concessionari slot e vlt contro la tassa da 500 milioni. Dopo la perizia disposta lo scorso anno per verificare “quale sia stato, per l’anno 2014, il fatturato totale” delle società e l’udienza di dicembre 2023, secondo il Collegio della Quarta Sezione “è necessario, anche in ragione del contenuto precettivo dell’atto impugnato, abbia a sua disposizione il risultato finale completo relativo a tutte le cause in esame e, pertanto, è necessario che, prima della decisione, venga depositata l’integrazione disposta con l’ordinanza sopra citata”. I risultati della consulenza tecnica, infatti, non sono ancora stati resi noti. Per questa ragione Palazzo Spada “rinvia la causa alla pubblica udienza del 4 aprile 2024”.

 

LA SITUAZIONE

La tassa da 500 milioni di euro venne introdotta con la Legge di Stabilità 2015: i concessionari degli apparecchi da gioco avrebbero dovuto versare 500 milioni di euro all'anno per tre anni, ma redistribuendo il costo dell'extra addizionale sull'intera filiera (che include anche le società di noleggio degli apparecchi e gli esercenti). La norma venne subito impugnata dai concessionari - prima al Tar Lazio e poi al Consiglio di Stato - perché di fatto impossibilitati a incassare le somme da gestori ed esercenti. L'anno successivo, la tassa venne di fatto abrogata e sostituita da un incremento del Preu sugli apparecchi; un intervento che portò la Corte Costituzionale - pure chiamata in causa - a rinviare nuovamente gli atti al Tar visto lo "ius superveniens" che aveva cancellato l'addizionale. Dopo la bocciatura in primo grado, i ricorsi presentati dai concessionari vennero rinviati dal Consiglio di Stato alla Corte di Giustizia Europea, alla quale venne chiesto se la norma che riduceva i compensi solo agli operatori degli apparecchi fosse compatibile col diritto UE e se fosse legittimo ridurre questi compensi a concessione già "in corso".

La Corte Ue ha sottolineato che una simile norma non può essere fondata «esclusivamente su considerazioni attinenti al miglioramento delle finanze pubbliche»; hanno continuato, però, a sussistere dubbi riguardo l'impatto sulla redditività e gli investimenti dei concessionari. Proprio quest'ultimo punto è stato al centro dell'udienza davanti al Collegio della Quarta Sezione nel 2022, e nel 2023 è stata predisposta una perizia di verifica di “quale sia stato, per l’anno 2014, il fatturato totale” delle società, ad oggi ancora non ufficialmente conclusa.

RED/Agipro

 

Foto credits Geobia/Wikimedia Commons/CC BY-SA 3.0

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