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Attualità e Politica

11/04/2018 | 16:28

eSports, il mondo di “Trastevere73”, primo campione virtuale di MotoGp: “Prima la maturità, poi tento il bis mondiale”

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esports trastevere73 motogp

ROMA - Faccia pulita, barba sistemata, look sportivo e curatissimo, cappellino ben piantato in testa. Si chiama Lorenzo Daretti, ha 18 anni e vive a Roma. Ma dietro l’aspetto da “ragazzo della porta accanto”, in realtà si cela un campione del mondo. Lorenzo, con il nickname “Trastevere73”, nello scorso novembre, a Valencia, ha conquistato il primo titolo mondiale della MotoGp in versione digitale. La massima categoria del Motomondiale ha lanciato l’anno scorso la sua prima competizione di eSports, quest’anno concederà il bis e Agipronews, in attesa che inizi la nuova stagione (le qualificazioni dovrebbero partire in estate) e Lorenzo scaldi i motori per difendere il titolo, ha scambiato qualche parola con “Trastevere73”. Per capire come nasce un campione di eSports, ma anche cosa fa nella vita vera, lontano dalle piste virtuali.

Cominciamo dal tuo nickname. Come nasce e perché?

«Ce l’ho da quando ero ancora minorenne e ho cominciato a giocare alla PS3. Avevo bisogno di un account per giocare e quindi ho utilizzato quello di mio padre. Lo ha scelto perché lavorava a Trastevere, ed è nato nel ‘73. A volte ho anche pensato di modificarlo, ma non mi veniva nulla di meglio. Avevo pensato a “Trastevere99”, come il mio anno di nascita, ma con il 99 c’è già Jorge Lorenzo e non volevo mi confondessero con lui».

Come ti sei avvicinato agli eSports?

«Prima di cominciare a giocare a MotoGp 17 (il videogioco con cui ha conquistato il titolo, ndr), non sapevo nemmeno cosa fossero gli eSports. Sono appassionato di moto e vado in pista anche nella vita reale e per questo ho sempre giocato anche alla versione virtuale. Possiedo tutte le edizioni del gioco ufficiale della MotoGp. Poi ho saputo del mondiale: sapevo di avere del potenziale perché giocando online mi rendevo conto di essere molto bravo. Dopo lo spiazzamento iniziale, mi sono subito informato su cosa fosse. Sono un patito dell’agonismo, mi voglio sempre mettere in competizione con gli altri, mi sono iscritto e sono partito con questa esperienza. Ho fatto le qualificazioni e man mano sono arrivato dove sono arrivato».

Quindi sei diventato un “pro” solo con le tue forze?

«Sì, solo dopo aver vinto il campionato ho firmato il contratto con la mia attuale squadra, gli “Mkers”. Ora sono un giocatore professionista e vengo pagato per quello che faccio. Ma al di là del discorso economico, stare con gli Mkers mi aiuta a crescere come atleta di eSports e a far salire il mio livello di visibilità. Mi aiuta nel trovare degli sponsor e a farmi migliorare sia partecipando ad altri tornei sia grazie al confronto con altri pro, che competono in altri giochi».

Come ti alleni per le competizioni, fai degli esercizi fisici particolari o ti prepari solo sulla console?

«Per gli eSports non faccio esercizi fisici veri e propri, ma li faccio per quando scendo in pista per davvero, e credo che questo possa aiutarmi in qualche modo. Giocando cerco di allenare molto la concentrazione. Proprio come ogni pilota professionista sfido sempre il cronometro. Scelgo un circuito e giro finché non vado al massimo. Per arrivare al risultato c’è bisogno di molta concentrazione. Oserei dire anche isolamento. So che alcuni atleti di eSports si tengono in forma anche con un’alimentazione corretta. Lo trovo giusto, di sicuro non puoi guidare bene dopo aver mangiato mezzo chilo di carbonara...»

Competi anche con le moto “vere”. Pensi che gli eSports possano essere un trampolino per arrivare un giorno in MotoGp?

«È il mio sogno, ma la vedo un po’ dura. Ho solo 18 anni, ma forse è già un po’ troppo tardi, anche se c’è chi, come Max Biaggi, ha iniziato più o meno alla mia età. Sfruttando la scia degli eSports, magari potrei partecipare a degli eventi in pista, soprattutto con l’aiuto di uno sponsor, anche perché i costi di questo sport sono elevatissimi. Proprio per questo devo continuare a fare bene nel virtuale. Adesso finirò la scuola, dopo gli esami di maturità scientifica potrò dedicarmi di più alle competizioni di eSports, ma anche a quelle reali. Che dire, ci proverò».

Dopo la scuola andrai all’università?

«Sì, penso anche a quello. Se le cose dovessero andare male mi piacerebbe laurearmi in fisioterapia».
 
Domanda retorica, parteciperai al prossimo mondiale?

«Assolutamente sì, non vedo l’ora che esca il nuovo gioco (MotoGp 18, ndr) su cui si baserà la competizione per provarlo. Le qualificazioni, come l’anno scorso, saranno difficilissime, ma questa volta la finale sarà basata su tre gare e non su una singola come nel 2017. Questa è una buona notizia, perché ogni pilota potrà giocarsi più di una chance. Il livello sarà altissimo, anche perché credo che saremo più o meno gli stessi a sfidarci, magari uscirà qualche nuovo pilota, ma conosco bene la concorrenza e so che sarà dura».

Riesci a conciliare gli impegni degli eSports con la scuola e gli amici?

«Sarò sincero, non trascorro moltissimo tempo davanti alla console. Certo, molto dipende  dal periodo. Se ho bisogno, o anche semplicemente per piacere, se trovo un gioco che mi piace, anche che non sia la MotoGp, sono capace di passarci le nottate. Ma non è sempre così, ieri ad esempio non ho per nulla acceso la console. Quando ho fatto le qualificazioni per il mondiale giocavo 3 o 4 ore al giorno, anche perché era d’estate e non avevo la scuola. Ad esempio adesso, con gli esami in vista, sto giocando pochissimo».

E la fidanzata?

«C’è qualcosa, ma non sono fidanzato…»

Ci sono molte ragazze nel mondo degli eSports?

«Non è una cosa a cui presto molta attenzione, ma nella mia esperienza ne ho viste pochissime, forse nessuna. Probabilmente dipende dal tipo di gioco in cui mi sono specializzato. Magari ce ne sarà qualcuna in più nei giochi di ruolo e simili».

Passiamo alla MotoGp in pista: Rossi o Marquez, chi è il tuo preferito?

«È inutile dirlo, Valentino Rossi tutta la vita».

La tua opinione su quanto accaduto in Argentina? (dove Marquez ha praticamente speronato il Dottore)

«Ho visto la gara e sono rimasto senza parole, scandalizzato. Marquez è un pilota fenomenale, fa delle cose impossibili per gli altri, ma questo non basta. In pista ci vuole anche il cervello, non si può credere di essere al di sopra di tutti, del regolamento e del buon senso. Se sai che giri 8 decimi più veloce del tuo avversario, sai anche che lo sorpasserai a breve, se non è a questa curva sarà alla prossima, non serve fare tentativi estremi. Non devi  dimenticare che corri su una pista vera e se cadi sono dolori. Non stai giocando a un videogame. Credo che Marquez si sia fatto prendere dalla foga, si è sentito troppo superiore agli altri. Secondo me andrebbe sanzionato per quello che ha fatto».

Per chiudere, un pronostico sul mondiale in corso. Su chi scommetteresti?

«Spero sempre che Rossi vinca la Decima, ma purtroppo la M1 ha i soliti problemi di elettronica, per cui la vedo dura. I contendenti saranno sempre Dovizioso e Marquez. Dovi è forte, ma Marquez ha sempre quel pelino in più, sia per grinta che per moto. Dovi dovrà essere pronto ad approfittare di qualsiasi errore o sfortuna per Marquez. Punto comunque su di lui». AG/Agipro

 

 

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