Attualità e Politica
20/06/2019 | 16:43
20/06/2019 | 16:43
ROMA - Annullare il rinnovo della concessione del Gratta e Vinci e rinviare la questione alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia Ue. È quanto sono tornate a chiedere Sisal e Stanleybet nell’udienza di oggi in Consiglio di Stato contro il provvedimento dell'Agenzia Dogane e Monopoli - arrivato in seguito al decreto fiscale approvato a novembre 2017 - che ha previsto la prosecuzione di nove anni della concessione delle lotterie istantanee alla joint venture Lotterie Nazionali Srl. Il Gruppo Sisal e Stanleybet hanno presentato appello contro la sentenza del Tar, che lo scorso ottobre aveva confermato la prosecuzione fino al 30 settembre 2028 del rapporto con l’attuale concessionario.
«La rinnovabilità della concessione era soggetta a condizioni precise, così come stabilito dal bando di gara del 2009. Tali condizioni includevano un’istruttoria da effettuare sulla gestione del concessionario e sulla possibilità che altri soggetti fossero interessati a partecipare alla nuova gara. Un’indagine che però non è stata mai realizzata», hanno sostenuto i legali delle società. Secondo Sisal e Stanley «non c’è stata nessuna verifica su altri operatori, anche se all’Amministrazione era stata segnalata la loro disponibilità». Altro punto contestato è il via libera al rinnovo due anni prima della scadenza dell’attuale concessione. «Versare gli 800 milioni previsti così in anticipo diventerebbe più oneroso per qualunque altro operatore interessato, senza contare il cambiamento dei termini e delle modalità di pagamento». Il provvedimento dei Monopoli violerebbe dunque i principi di trasparenza, ragionevolezza e imparzialità. La gestione "monoperatore", inoltre, non garantirebbe nemmeno la tutela del giocatore, né l'ordine pubblico, ma sarebbe basata solo su ragioni economiche. In ogni caso, hanno sottolineato le società, «non contestiamo il modello "monoproviding" a prescindere. Chiediamo però la valutazione del rinnovo», una «subdola modifica del sistema» che avrebbe impedito la concorrenzialità e l'accesso al mercato di nuovi operatori.
Diversa la posizione dell’Agenzia Dogane e Monopoli e di Lotterie Nazionali. Il rinnovo della concessione, hanno sostenuto i legali delle controparti, era previsto sia dal bando di gara del 2009 che dalla convenzione di concessione. L’ulteriore affidamento non violerebbe dunque i principi nazionali e comunitari, anche perché «nel 2009, a fronte di un bando che prevedeva la partecipazione di più operatori, è arrivata una sola offerta», quella appunto di Lotterie Nazionali. Per la quale il rinnovo non è discriminatorio nei confronti di altre società che nove anni fa non si erano fatte avanti e che ora cercherebbero «un escamotage per rientrare in pista». Secondo l'Amministrazione e Lotterie Nazionali «la valutazione del rinnovo è avvenuta su basi molteplici, non solo quella economica», in un momento in cui la norma originaria - il decreto fiscale - era intervenuto per stendere un piano di bilancio, in vista della manovra finanziaria. L'istruttoria, inoltre, «è stata effettuata anche in maniera più trasparente rispetto alla procedura amministrativa»: il parere dei Monopoli sul rinnovo è stato cioè sottoposto al Ministero delle Finanze, nonché alla Camera e al Senato nel corso dell'iter di approvazione della legge. Un punto sottolineato anche dall'Avvocatura di Stato, secondo cui l'istruttoria «c'è stata ed è un dato di fatto». La decisione del Consiglio di Stato sul caso è prevista nei prossimi due mesi.
Lotterie Nazionali Srl – la joint venture che gestisce in esclusiva la concessione del Gratta e Vinci in Italia ed è posseduta per il 64% dalla controllata italiana Lottomatica Holding Srl, oltre che da Scientific Games Corporation e da Arianna 2001 S.p.A. – aveva ottenuto a fine 2017 la prosecuzione di nove anni della concessione delle lotterie istantanee, pagando un importo di 800 milioni di euro.
L'aggiudicazione è stata confermata dal Tar Lazio lo scorso ottobre: secondo il tribunale amministrativo il rinnovo della concessione è legittimo, perché previsto da una clausola del bando di gara del 2009 che aveva garantito la potenziale partecipazione di più concessionari. Di conseguenza non è possibile affermare che il decreto fiscale del 2017 abbia introdotto un sistema “monoconcessionario” per il Gratta e Vinci, visto il provvedimento ha tenuto conto di quanto già previsto nel bando originario. Inoltre, l’esistenza di un unico concessionario presenta per il Tar degli «indubbi vantaggi» rispetto alla gestione del settore da parte di più operatori, che non avrebbe garantito lo stesso livello di servizio. LL/Agipro
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