Attualità e Politica
30/04/2019 | 10:21
30/04/2019 | 10:21
ROMA - I pesanti indizi di legami con i clan mafiosi giustificano la custodia cautelare in carcere di Vincenzo Placenti, Carmelo Placenti e Cristian Di Mauro, tre degli indagati dell’operazione "Galassia", contro le infiltrazioni mafiose nelle scommesse online. È quanto si legge nei provvedimenti della Cassazione pubblicati oggi. Il blitz degli investigatori, condotto a novembre 2018 insieme alle Procure di Reggio Calabria e Bari, aveva portato in Sicilia a 28 arresti, molti dei quali riferiti ad appartenenti ai clan Cappello e Santapaola-Ercolano, e al sequestro di beni per circa 70 milioni di euro, in Italia e all’estero, oltre a 46 agenzie di scommesse e internet point nelle province di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa. I reati contestati a decine di indagati andavano dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, dalla truffa aggravata ai danni dello Stato al riciclaggio e all’autoriciclaggio. Nel caso dei tre indagati, scrive la Cassazione, l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Catania risulta «ben argomentata» nel ricostruire il «sostegno della partecipazione dei ricorrenti al clan mafioso Santapaola-Ercolano». Significative, in particolare, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Fabio Lanzafame, «colui che ha cioè ha introdotto i fratelli Piacenti nel mondo della gestione dei giochi d'azzardo on line». Le attività dei fratelli Placenti simulavano un’attività di trasmissione dati per la raccolta “on line” di scommesse, ma in realtà operavano la tradizionale raccolta “da banco” illegale. Nel caso di Di Mauro, genero di Carmelo Placenti, la Cassazione sottolinea la coerenza della ricostruzione del Tribunale, secondo cui l'indagato ha partecipato «alla fase costitutiva del sodalizio criminale» sviluppando «la rete più importante della intera associazione, costituita da numerosi punti di raccolta delle scommesse (circa 150) in grado di raccogliere un'ingente massa di denaro liquido». LL/Agipro
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