Attualità e Politica
31/01/2022 | 11:29
31/01/2022 | 11:29
ROMA - “Nella bozza di legge delega che sta circolando, e che viene alla luce con anni di ritardo, ci sono indicazioni positive: in particolare, una maggiore consapevolezza su criticità del settore e carenze normative. In materia di vigilanza, non sono d’accordo sull’attribuzione all’Agenzia delle Dogane del ruolo di coordinamento delle strategie di controllo: la competenza regolamentare e ispettiva già ce l’ha, invece la repressione va affidata alle forze dell’ordine, a mio parere. Ci sono appesantimenti sulle nuove autorizzazioni e sulle licenze, mentre a mio avviso dovremmo responsabilizzare sempre più i concessionari, che peraltro hanno già diversi oneri quando aprono punti di gioco. Gli operatori devono verificare i requisiti antimafia e di correttezza dei gestori, oltre che la bontà dell’affiliato dal punto di vista aziendale”. E’ il commento di Ranieri Razzante, docente di legislazione antiriciclaggio all’Università di Bologna e consulente per la cybersecurity del sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulé, alla bozza di legge delega redatta dal Mef. Il testo in questi giorni è all’esame della Ragioneria dello Stato, prima di passare al vaglio di Consiglio dei ministri e Parlamento. Secondo l’esperto, “Il settore legale non è da criminalizzare. Il termine “ludopatia” finalmente sparisce, sostituito dalla definizione “disturbi da gioco d’azzardo”. E’ un fenomeno da non sottovalutare, che deve essere prevenuto con strumenti di informazione, già fornita dal sito dell’Agenzia delle Dogane e dai concessionari. Una riforma valida, in ogni caso, sarà necessaria per proteggere il settore da pseudo-esperti e associazioni che poco o nulla conoscono dei giochi”. Il sottosegretario al Mef, Federico Freni, ha criticato apertamente le norme vigenti in materia. Razzante è d’accordo sul giudizio espresso e afferma che “La regolazione asfissiante favorisce le mafie e il gioco illegale. Trovo assurda la previsione delle distanze e la pressione eccessiva sui punti vendita: l’imprenditore onesto saprà esercitare i controlli, anche lui ha tutto da perdere dalle infiltrazioni criminali”. In merito alla previsione dell’introduzione del reato di evasione fiscale nei giochi, Razzante sottolinea che “Servirà modificare l’impianto del decreto legislativo numero 74 del 2000, che già include tutti i reati fiscali. Vedremo come sarà articolata, ora è già un reato. Chiunque evada le tasse è già assoggettato alla legge e alle relative sanzioni. Dovendo pensare a una riforma del settore, secondo me non è una priorità assoluta, in ogni caso. Chi vuole alterare una macchinetta o non pagare il prelievo o utilizzare strumenti illegali, lo farà a prescindere dai controlli in corso. Non basta un nuovo reato. Occorre incrementare gli strumenti di controllo nelle mani dei concessionari”, aggiunge. Sulle modalità di verifica del settore, ad esempio rendendo più stringente il principio dell’onorabilità dei soci – sottolinea Razzante, che è stato membro di commissioni per le concessioni in Adm – “si devono richiedere i requisiti anche di chi gestisce il punto gioco, che deve avere esperienza e risultare incensurato. Una forma di selezione che è già richiesta, peraltro, ma che deve essere migliorata”. Infine, molto c’è da fare nel gioco online: “Va monitorato il “ vulnus” delle piattaforme di gioco. Complici la pandemia e la continua mortificazione del gioco legale, è cresciuto il fenomeno dell’apertura di sale gioco abusive. Alla fine, il giocatore non sa con chi ha a che fare e il numero di punti vendita è esploso anche perché gli imprenditori sono costretti a cercare altrove i ristori che non hanno preso dal Governo”, conclude Razzante.
NT/Agipro
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