Attualità e Politica
22/05/2020 | 10:25
 
		        	22/05/2020 | 10:25
 
            ROMA - «Questo stop prolungato è ovviamente un grande problema: per le aziende, per i dipendenti, per l'indotto. Io però sono abituato a vedere il lato positivo anche nelle situazioni peggiori. E allora dico che il lockdown ci ha dato la possibilità di progettare, mettere a punto idee, studiare soluzioni per il futuro, per riprendere a crescere più velocemente di prima. In questa fase, mi sembra l'atteggiamento più giusto». Con gran parte dell'industria dei giochi ancora in quarantena, costretta a guardare la ripartenza degli altri, l'ad di Snaitech Fabio Schiavolin preferisce saltare il capitolo delle recriminazioni per guardare avanti. Il che non gli impedisce una disamina “a freddo” della situazione attuale, partendo dal delicato rapporto del mondo dei giochi con le istituzioni.
L'industria del gioco è stata tra le prime a fermarsi e sarà probabilmente l'ultima a ripartire: come giudica le scelte del Governo in questa fase emergenziale?
«Il fatto che il nostro comparto in generale non goda della massima attenzione delle istituzioni, credo che sia sotto gli occhi di tutti, ma in questo periodo l'ho ritenuto normale. Il Governo ha dovuto gestire una situazione di massima difficoltà e, dovendo stabilire una scala di priorità, ha guardato legittimamente altrove. Tuttavia ora il tempo è passato, le attività riaprono, si tenta di tornare quanto prima a una pseudo normalità, e cosa succede? Il mondo dei giochi rimane in lockdown, senza che vi sia una spiegazione plausibile».
Quali sono secondo lei i danni maggiori provocati da questo stop prolungato?
«Non credo di dover ricordare il peso di questo comparto nel capitolo delle entrate erariali. Si tratta di circa un miliardo di tasse al mese, un contributo essenziale che in questi ultimi tempi sta mancando, provocando una indubbia sofferenza per le casse dello Stato. In secondo luogo, dobbiamo considerare la deriva illegale che i giochi possono prendere in assenza di operatori autorizzati. Ma c'è un altro problema, magari meno percepibile a breve termine, ma che per me è importantissimo».
Quale?
«Si sta togliendo a molte persone un aspetto della vita fortemente legato al gioco: il divertimento, l'intrattenimento, la sfida. E poi la voglia di mettere alla prova la propria competenza, come accade nelle scommesse sportive. È precisamente questa domanda che, a livello di strategie aziendali, tentiamo sempre di soddisfare, non certo i pochi eccessi. Ed è questo che sta mancando».
Snaitech affonda le radici nella sua rete di negozi diffusa in tutta Italia. Ora gli effetti anche psicologici della pandemia potrebbero spostare molti giocatori dal retail all'online, analogamente a ciò che potrà avvenire in molti altri settori produttivi del Paese.
«Non credo alla trasmigrazione in massa di giocatori sul canale online, che comunque ci vede in grande crescita. Credo piuttosto che dovremo essere in grado di proporre negozi sempre più al passo con i tempi, sia dal punto di vista della sicurezza sanitaria, sia nell'ottica di una progressiva digitalizzazione del punto vendita. Su questo secondo aspetto ci siamo mossi in tempi non sospetti: il nostro format punta a rendere lo shop sempre più confortevole e connesso. L'obiettivo è fare in modo che il cliente possa godere in autonomia di strutture tecnologicamente avanzate».
Siamo al concetto, molto dibattuto ultimamente, di “omni-channel”.
«In Italia però si tratta di un obiettivo raggiungibile solo in parte, dal momento che la normativa vigente non consente il portafoglio unico per il giocatore. Ciò significa che dobbiamo produrre e replicare la stessa esperienza dei clienti di retail adattando le loro abitudini all'ambiente di gioco digitale. Quando le modifiche normative lo consentiranno, l'omni-channel diverrà una vera "cross-experience" tra il retail e lo spazio digitale non solo per le scommesse sportive ma anche, per esempio, per i contenuti VLT con relativa offerta online».
Meritano un accenno anche le vicende dell'ippica, che finalmente ripartirà lunedì.
«Il via non ci coglie certo impreparati, anzi: i nostri tre ippodromi erano pronti da settimane a riprendere l'attività in sicurezza, e negli impianti abbiamo avuto zero contagi. Ma a parte noi, credo che tutta l'ippica sia in grado di ripartire garantendo il rispetto delle norme sanitarie».
Si correrà a porte chiuse. Un problema per chi, come voi, ha puntato sull'ippodromo come punto di riferimento trasversale, pronto ad accostare all'ippica fenomeni di costume, cultura e spettacolo.
«Ovviamente speriamo che la curva epidemiologica ci consenta un rapido ritorno alla normalità. Nel frattempo, però, non ci fermiamo. Abbiamo in mente qualcosa anche per questa estate, negli spazi verdi dell'Ippodromo Snai San Siro, naturalmente nel rispetto di tutte le norme di sicurezza sanitaria. Per ora non dico di più, ma credo che ai milanesi piacerà parecchio».
MF/Agipro
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