Attualità e Politica
30/07/2019 | 17:05
30/07/2019 | 17:05
ROMA - Pochi giorni ancora e la legge delega che consente al Governo di vietare le scommesse sulla Serie D sarà approvata dal Senato, dopo aver già ricevuto l’ok della Camera. Nel corso del 2018, il campionato di maggior rilievo tra i dilettanti ha raccolto scommesse per 24,6 milioni e versato allo Stato 658 mila euro di gettito. L’imminente decisione del Parlamento impatterà pesantemente sul mercato delle scommesse, ancora assediato dall’attività illegale, spesso legata a organizzazioni criminali come hanno svelato le numerose inchieste delle varie Procure negli ultimi anni. La scelta di legalizzare il business delle scommesse ha centrato l’obiettivo di aumentare i controlli e la sicurezza, e sottrarre questa attività alle mafie, affidandone la gestione a società italiane ed estere in possesso dei requisiti di legge sotto la stretta vigilanza dello Stato. Ciascuna singola scommessa piazzata nella rete controllata dallo Stato, da pochi euro fino a migliaia di euro, è ora registrata, sia quando è fatta nei negozi scommesse che online, e archiviata per anni. Questo meccanismo consente di acquisire dati essenziali anche nella lotta alle partite truccate a tutti i livelli, dai match dei professionisti fino a quelli delle categorie inferiori.
Il divieto che il Parlamento si appresta ad approvare, qualora introdotto, avrebbe effetto solo in Italia e solo per le scommesse legali sulla Serie D. Un esperto del settore, interpellato da Agipronews, sottolinea che si tratta di un “regalo” alle organizzazioni criminali che per anni hanno fatto affari con l’organizzazione e la gestione delle scommesse illegali, dapprima in modo tradizionale (il classico picchetto) e da alcuni anni anche attraverso le più sofisticate tecnologie a distanza: «Il pericolo è rappresentato dalle scommesse online e dalla creazione di bookmaker illegali, senza licenza pubblica, creati con capitali mafiosi. Si riconsegna lo sfruttamento delle scommesse sulle partite dei dilettanti alle organizzazioni criminali che per anni le hanno gestite in totale libertà. La legalizzazione delle scommesse sulle serie inferiori è, infatti, solo di pochi anni fa ed ha conciso con un calo brusco delle combine».
Il rischio concreto è che dalla prossima stagione il numero di partite truccate nelle serie minori, che negli ultimi anni è stato fortemente ridotto, torni ad aumentare in modo considerevole: «Evidentemente sì. Il paradosso è che saranno vietate sulla rete pubblica controllata e continueranno ad essere organizzate e gestite dalle organizzazioni criminali presenti sul territorio nazionale, al di fuori di ogni controllo. E’ un colpo duro inferto all’azione di polizia e magistratura. Gli organi investigativi saranno, infatti, privati di preziosi dati ed informazioni sulle giocate, la cui analisi è fondamentale per capire se su un match sono state effettuate scommesse sospette oppure no. Questi dati oggi sono disponibili proprio grazie alla rete di controlli statale, attraverso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli», aggiunge l’addetto ai lavori.
Secondo gli operatori e i provider che si occupano della materia, è fondamentale studiare i dati relativi a quanti soldi sono stati scommessi su una partita, in quali momenti sono state fatte le scommesse, in quali città, da quali conti di gioco, se si è scommesso sul numero di goal o sul “classico” 1x2. Senza queste informazioni, che non saranno più disponibili, sarà molto più difficile investigare: «Grazie a tali informazioni è possibile risalire agli autori delle combine ed ai soggetti a loro collegati, come i titolari dei conti di gioco. Grazie a questo sistema è emersa una grossa combine organizzata su partite della Serie B greca, lo scorso febbraio, che ha consentito alla magistratura italiana di mettere sotto sequestro i proventi delle vincite e di mettere sotto inchiesta il gruppo di scommettitori “ben informati”. Quando tutto tornerà nelle mani della criminalità organizzata, sarà difficile che la stessa abbia l’accortezza di fornire dati ed informazioni agli investigatori. L’approccio della politica alla questione, purtroppo, sembra ipocrita e molto pericoloso», conclude l’esperto.
NT/Agipro
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