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Attualità e Politica

17/10/2017 | 13:56

Bitcoin, la miniera di Wikileaks: Assange "ringrazia" la stretta Usa

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ROMA - Gli Stati Uniti tentano di soffocarlo, e lui diventa straricco. È la vicenda di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, il cui capitale è cresciuto in maniera esponenziale grazie al boom del Bitcoin, la sempre più diffusa moneta virtuale. Assange si ritrova per le mani (o meglio, nel conto online) una cifra incredibile: lo ha rivelato lui stesso con un tweet nel quale, ironicamente, “ringrazia” il Governo degli Stati Uniti, che nel 2010 spinse i maggiori istituti di credito a bloccare le transazioni online a favore di Wikileaks, per aver diffuso riservatissimi documenti sulle operazioni militari. Wikileaks e Assange, giocoforza, si videro “costretti” a virare sulla criptovaluta per finanziarsi: nel primo anno di raccolta fondi (da giugno 2011 ad agosto 2012) Wikileaks, con il valore della singola unità fissata a circa 10 dollari, raccolse circa 3.200 Bitcoin (circa 32mila dollari) arrivando a oltre 4.000 nel novembre del 2016, secondo quanto rivela Forbes. Nel mezzo il boom della criptovaluta, che proprio negli scorsi giorni ha sfondato per la prima volta il tetto dei 5mila dollari. A conti fatti, quei primi 32mila dollari ricevuti all’epoca, oggi sarebbero diventati oltre 160 milioni. AG/Agipro

 

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