Attualità e Politica
04/09/2019 | 14:36
04/09/2019 | 14:36
ROMA - Il Decreto fiscale del 2017 - che ha previsto il rinnovo per nove anni della concessione dei Gratta e Vinci - potrebbe avere introdotto novità potenzialmente incompatibili con i principi europei di proporzionalità e di libertà di concorrenza. Così il Consiglio di Stato nelle sentenze che rinviano alla Corte di Giustizia Ue il caso sollevato da Stanley e Sisal contro la prosecuzione della concessione a favore della joint venture Lotterie Nazionali. Con l'entrata in vigore del decreto, il rinnovo - un'opzione prevista dal bando 2009 - sarebbe di fatto diventato una scelta obbligata. Il provvedimento, cioè, potrebbe aver «eliso ogni discrezionalità amministrativa in ordine alla scelta se proseguire il rapporto concessorio o se indire la nuova gara, obbligando l’Ente pubblico concedente, prima del maturare della naturale scadenza della concessione, ed a condizioni economiche differenti, non previste dall’originaria legge di gara, ad offrire al concessionario uscente la prosecuzione del rapporto». Tutto questo per il fine dichiarato di assicurare maggiori entrate al bilancio dello Stato, e dunque «soltanto per esigenze di finanza pubblica». Per il Consiglio di Stato il rinvio alla Corte Ue diventa necessario: «La questione è rilevante e decisiva per la soluzione della lite - si legge ancora - Non è stata oggetto di interpretazione diretta da parte della Corte» e dunque «si impone la corretta ed uniforme interpretazione ed applicazione del diritto dell’Unione».
Il Consiglio di Stato non ha invece accolto la richiesta dei ricorrenti di rimettere il caso alla Corte Costituzionale. «Nella fattispecie in esame – si legge nella sentenza - non potrebbe utilmente invocarsi l’orientamento della Corte costituzionale secondo cui - quando una legge sia oggetto di dubbi di legittimità, tanto in riferimento ai diritti protetti dalla Costituzione italiana, quanto in relazione a quelli garantiti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea in ambito di rilevanza comunitaria, può essere sollevata la questione di legittimità costituzionale».
Tornando al nodo dei ricorsi, cioè la compatibilità con i principi dell'Unione, la contestazione di Sisal e Stanley riguarda, a giudizio del Consiglio di Stato, le modalità con cui si è arrivati al rinnovo della concessione, ovvero «prima della naturale scadenza ed a nuove condizioni contrattuali sostanzialmente assimilabili a un rinnovo o a una proroga con rinegoziazione e novazione del rapporto». In questo modo, «il sistema di affidamento ideato dal Legislatore del 2009, che poggiava sul principio della gara e sulla mera eventualità del rinnovo della concessione aggiudicata, sarebbe stato superato» dalle disposizioni del Decreto fiscale 2017, «con previsioni che potrebbero, in effetti, suscitare dei dubbi circa l’introduzione di una restrizione dell’accesso al mercato da parte di altri operatori del settore».
Il rinnovo, ricorda il Collegio, è arrivato «in un momento anteriore rispetto alla scadenza della concessione»: il decreto fiscale è entrato in vigore il 16 ottobre 2017, mentre la concessione sarebbe scaduta il 30 settembre 2019. Sono stati inoltre cambiati alcuni aspetti sulle modalità e i termini di pagamento della concessione, modifiche che potrebbero avere inciso sull'importo complessivo del pagamento «sotto il profilo della sua onerosità, in particolare con il cambiamento dei termini di pagamento», anticipati rispetto a quanto previsto dalla originaria concessione.
LL/Agipro
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