SBC News
18/09/2025 | 08:50
18/09/2025 | 08:50
ROMA - “E’ normale che un mercato come quello italiano attragga parecchi operatori. Non sono quindi sorpreso dal fatto che 46 aziende abbiano partecipato al bando di gara Adm”. E’ quanto affermato Fabio Angeli Bufalini, country Director di Stake, nel corso di un panel sull’Italia coordinato dal direttore di Agipronews. Stake è uno dei grandi nomi ad aver mosso di recente i primi passi in Italia, con quale strategia? “Entrare in un mercato come quello italiano non è affatto facile. Stake ha cambiato strategia puntando a entrare in tutti i mercati regolamentati – ha continuato Bufalini – e l’Italia è uno di questi. Abbiamo acquisito un’azienda l’anno scorso e siamo effettivamente live con il sito Idealbet. Ovviamente l’opportunità di essere live e di acquisire una società, rimanendo operativi con il sito e integrati con molti provider, oltre a far parte di una piattaforma che esiste già, è molto più semplice che partire da zero. Detto questo, è difficile perché bisogna caricare tutto, rivedere tutte le operation: non sarà facile. L’altro punto è che siamo nuovi come brand: Stake è un marchio enorme a livello globale, ma in Italia deve partire da zero. E sinceramente non sarà facile, perché in Italia c’è il divieto di pubblicità e non è semplice per un newcomer impostare le operazioni e le azioni giuste per affermare il brand. Ma possiamo trovare la strada corretta per farlo bene. L’azienda non vuole semplicemente entrare e basta: abbiamo una strategia di medio-lungo termine per essere una delle società più credibili in Italia nel medio-lungo periodo. Già prima della gara d'appalto avevamo già un piano di investimenti per i prossimi 5 anni in cui parte di questo progetto era l'aggiornamento della nostra sicurezza e del nostro gioco responsabile: quindi saremo costretti a spendere molto, ma, per essere onesti, è anche un bene per noi perché vogliamo essere a questo livello di qualità”.
Parlando di Decreto Dignità e del blocco della pubblicità, Bufalini ha concluso: “Dovremmo lavorare tutti insieme per definire nuove regole con le autorità, ovviamente non possiamo cambiarle da soli ma per ottenere dei cambiamenti, perché sappiamo che il divieto di pubblicità è stato un fallimento. Il gioco .com è cresciuto molto, i numeri lo dimostrano. Dovremmo sederci tutti insieme e lavorare per cambiare questo stato di cose, perché non puoi bloccare i social, ma dall’altro lato, se ora la legge verrà fermata dalla Corte europea, diventerà una giungla: tutti andranno in onda con la pubblicità al massimo volume e torneremo alla situazione precedente. Dovremmo quindi intervenire prima per fare le cose in modo corretto".
NT/Agipro
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