Attualità e Politica
23/03/2020 | 11:15
23/03/2020 | 11:15
ROMA - «Partiremo al ralenty, perché le risorse sono poche, pochissime. Ci adegueremo alle regole, come abbiamo sempre fatto, ma avremo bisogno di aiuto e parte del nostro destino dipenderà da come la politica agirà nei nostri confronti». Per Pasquale Chiacchio, presidente dell'Associazione Gestori Scommesse Italia, il primo problema nel post epidemia sarà la sopravvivenza. Con gli incassi a zero dall'8 marzo, buona parte delle 7000 agenzie italiane rischia il crac. «Si tratta di piccole aziende, botteghe che in questo momento sono chiuse, ma per le quali bisogna comunque pagare affitti e utenze. E le difficoltà sono acuite dal fatto che le banche, com'è noto, si rifiutano di fare credito alle agenzie, come se fossero gestite da criminali». Fondamentale, dice Chiacchio, un dialogo con le istituzioni: «Stiamo lavorando su un documento da inviare al Governo, nel quale chiederemo provvedimenti ad hoc. La sospensione del Preu, decisa dall'Esecutivo, è una buona misura per i concessionari, ma a noi serve altro. Chi gestisce il settore dovrebbe portare avanti istanze condivise». Come è accaduto, sottolinea Chiacchio, per il recente varo della legge regionale della Campania: «Spiegando le nostre esigenze alla politica e trattando in nome di interessi comuni, siamo arrivati a quella che a mio giudizio è la migliore legge regionale sui giochi in tutta Italia».
La tecnologia per adeguare le attività alle nuove regole e riconquistare in fretta i clienti perduti: argomento valido? «I prenotatori, che permettono di scegliere la scommessa senza andare al banco, sono ormai familiari anche alle persone di mezza età – spiega il presidente Agsi - Ci vuole l'automazione, ma nello stesso tempo non si può rinunciare all'operatore di sportello. Quanto alla necessità di evitare assembramenti nel primo periodo post epidemia, siamo disponibili a contingentare gli ingressi. Rimedi straordinari per un periodo straordinario».
L'online non teme né distanziometri urbani, né distanziamenti sociali: un problema non da poco per il gioco “fisico”. «Certamente la rete ci sottrae buona parte della raccolta, ma questo è un tema che va affrontato dal punto di vista normativo, nonché avviando una discussione con i concessionari, i quali devono capire che l'agenzia resta un punto di riferimento sul territorio, anche sotto il profilo dell'immagine».
Se le scommesse sportive piangono, figuriamoci l'ippica, che già prima dello stop sanitario aveva poco da sorridere: «Pensi ai cavalli in questo periodo: devono mangiare, bere, allenarsi. Costi molto alti e zero entrate. Questa emergenza può essere anche un'occasione, la molla per riformare il settore. Bisogna ridurre i prelievi sulle scommesse ippiche, in modo che restino più risorse da distribuire al comparto».
MF/Agipro
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