Attualità e Politica
24/09/2025 | 12:00
24/09/2025 | 12:00
ROMA – Il gioco illegale coinvolge circa il 20% del totale dei giocatori e risulta più diffuso tra i giovani e tra i soggetti vulnerabili. Una quota non trascurabile di partecipanti vi accede inconsapevolmente, senza distinguere tra operatori autorizzati e non. L’illegalità si concentra soprattutto su slot, VLT, casinò e poker online, mentre le lotterie mostrano livelli più contenuti. La percezione dei rischi varia: i giocatori illegali tendono a minimizzarne l’impatto, mentre chi verifica la legalità dei siti mostra maggiore consapevolezza degli effetti negativi del gioco illegale. Le stime sul volume di gioco illegale, in Italia, parlano di una cifra tra i 20 e i 25 miliardi di euro l'anno. E’ quanto si legge nel report “Mercato legale e gioco pubblico: il ruolo dell’industria”, presentata a Roma da Agic-Confidustria (Associazione Gioco e Intrattenimento in Concessione) e Luiss Business School. E le soluzioni? Il report suggerisce che “La repressione, pur necessaria, non basta. È indispensabile ridurre la convenienza relativa del gioco non autorizzato, rendendo l’offerta legale più accessibile, competitiva e attrattiva. Ciò implica semplificare le procedure di verifica, garantire tempi di pagamento rapidi e assicurare un’esperienza di gioco tecnologicamente avanzata, in grado di soddisfare anche i consumatori più digitalizzati. In parallelo, va rafforzata la cooperazione internazionale per monitorare le piattaforme online transfrontaliere, spesso veicolo di pratiche illegali difficilmente controllabili a livello nazionale”.
Un aspetto cruciale nell’analisi pubblicata oggi riguarda la distribuzione del gioco illegale nelle diverse fasce di età. I dati mostrano chiaramente che la pratica è molto più diffusa tra i più giovani: oltre un terzo dei giocatori tra i 18 e i 34 anni vi partecipa, con valori prossimi al 37 per cento nella fascia 25-34 anni. La quota si riduce progressivamente con l’avanzare dell’età, scendendo sotto il 20 per cento tra i 45-54enni e attestandosi al di sotto del 6 per cento tra gli over 65. Questa dinamica – secondo la ricerca - suggerisce che i più giovani, oltre a essere i più attratti dalle forme di gioco in generale, risultano anche “maggiormente esposti al rischio di interagire con canali non autorizzati, probabilmente per una minore capacità di distinguere tra operatori legali e illegali o per la maggiore familiarità con ambienti digitali meno regolamentati”. Un ulteriore elemento di rilievo è la relazione tra vulnerabilità e gioco illegale: i giocatori inconsapevoli e quindi più vulnerabili tendono a rivolgersi con maggiore frequenza ai canali non autorizzati. Oltre un quarto di essi (26 per cento) dichiara “di aver giocato illegalmente, una quota più che tripla rispetto all’8 per cento rilevato tra gli altri giocatori”. Le motivazioni che spingono i giocatori a rivolgersi ai canali illegali sono molteplici e frammentate, senza che emerga un fattore predominante. Gli elementi più frequentemente citati riguardano “la maggiore semplicità percepita delle piattaforme illegali e la rapidità dei pagamenti, considerati immediati rispetto ai tempi più lunghi che caratterizzano spesso l’offerta legale. Un altro aspetto rilevante è la convinzione che attraverso il gioco illegale sia possibile ottenere vincite di importo più elevato, oppure che l’assenza di tassazione renda l’esperienza più conveniente”. Accanto a questi elementi più strettamente economici e operativi, si trovano anche motivazioni legate all’esperienza di gioco, come “la presenza di una grafica più accattivante, una maggiore varietà e qualità dei giochi, o la percezione di un divertimento superiore. Non mancano infine giocatori che dichiarano di rivolgersi all’illegale perché ritengono sia più facile vincere”. La verifica della legalità dei siti di gioco non è una pratica diffusa tra i giocatori. Solo una minoranza dichiara di effettuare controlli sistematici: il 21,5 per cento tra i giocatori legali e appena l’11 per cento tra quelli illegali. Tutti i giocatori che dichiarano di aver partecipato a giochi illegali “possiedono un conto attivo”, mentre tra i giocatori legali solo il 47 per cento circa ne ha aperto uno. Questo risultato conferma che “il gioco illegale si concentra soprattutto tra utenti più strutturati e digitalizzati, con una maggiore familiarità nell’utilizzo di piattaforme online”.
DVA/Agipro
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