Attualità e Politica
08/05/2025 | 15:50
08/05/2025 | 15:50
ROMA - Niente scommesse sull’elezione del Papa sui siti di scommesse sportive italiani, abituati ad attenersi a "novità" più convenzionali, evitando accuratamente di quotare l'elezione del Pontefice o i risultati delle politiche nazionali. Tuttavia, piattaforme globali specializzate in "mercati predittivi" - Kalshi, il primo sito di previsioni legale e regolamentato negli Stati Uniti, e Polymarket, autodefinitosi il più grande del mondo - mostrano cifre impressionanti: ben 29 milioni di dollari giocati sul prossimo successore di Pietro. Le scommesse sono molto varie, spaziando dall'identità del futuro Papa – continente o paese di provenienza – alla durata del conclave e persino al nome che sceglierà. Questi mercati si distinguono dai tradizionali bookmaker. La loro forza risiede nella capacità di trasformare una semplice intuizione, alimentando un'esplosione di interesse attorno, in questo caso, alla nomina del Papa. Un fenomeno che, sebbene inedito per le piattaforme regolamentate italiane, ha radici profonde nella storia. Nel 2005, alla morte di Papa Giovanni Paolo II, colossi del gioco estero come Paddy Power e William Hill aprirono le danze alle scommesse sul papato con l'elezione del cardinale tedesco Joseph Ratzinger (Benedetto XVI). Quell'anno, Paddy Power incassò circa 384mila dollari. Una cifra, spiega il Washington Post, che triplicò nel 2013, con l'ascesa al soglio pontificio di Francesco, segnando il più alto volume di scommesse non sportive mai registrato nella storia dell'azienda. Ma questa curiosità sulle scommesse pontificie non è una novità del XXI secolo. Le "quote papali" affondano le loro radici in un passato remoto, di almeno 500 anni. Nicholas Baker, storico del Rinascimento italiano all'Università di Richmond, sottolinea come, sebbene l'origine precisa sia avvolta nel mistero, vi siano prove concrete di questa pratica già nel XIV o XV secolo. "Nel XVI secolo, divenne una consuetudine ben consolidata", afferma lo studioso. Nonostante la segretezza che avvolgeva i conclavi, gli scommettitori del Cinquecento non brancolavano nel buio. “Gli italiani dell'epoca non scommettevano solo sui papi", precisa Baker, “ma anche sulla nomina dei cardinali”.
Un quadro così radicato che, nel 1588, Papa Sisto V istituì formalmente il "Collegio dei mediatori di scommesse", un ente legale che supervisionava le scommesse pubbliche a Roma. La "corsa alla legalizzazione" non durò però a lungo. Nel 1591, Papa Gregorio XIV, con la minaccia della scomunica, pose un freno alle scommesse papali. Un decreto che rimase in vigore, almeno formalmente, fino al 1918. Ma l'applicazione fu sempre incerta e l'interesse per le quote del “futuro Pontefice” non scemò mai. Così, quando nel 2005 Giovanni Paolo II lasciò il pontificato, i moderni bookmaker erano pronti ad accogliere a braccia aperte le scommesse sul nuovo conclave, dimostrando come un'antica usanza abbia trovato una nuova, e multimilionaria, veste nell'era digitale.
EMT/Agipro
Foto credits: Wikimedia Commons
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