Attualità e Politica
01/02/2024 | 13:45
01/02/2024 | 13:45
ROMA – Un'organizzazione criminale che, tramite una rete di agenzie nel napoletano e una società austriaca, effettuava raccolta abusiva di scommesse sia online che sul territorio, mantenendo rapporti anche con individui dell'ambiente carcerario. E' quanto scoperto nell'ambito di un'operazione della Guardia di Finanza, coadiuvata dalla Procura della Repubblica di Napoli, che ha portato a dieci arresti e al sequestro di beni e denaro per un valore di 3,2 milioni di euro.
IL SISTEMA - Il server della società austriaca era localizzato in Gran Bretagna, ma era controllato da una società serba attraverso una sede occulta sita all'interno di un centro commerciale. Questa rappresentava l'apice di una struttura composta da numerose reti di agenzie di scommesse site a Marano, Quarto e Napoli, ognuna delle quali coordinata da un “master”, ovvero un referente che si occupava dell'affiliazione delle singole agenzie, i cosiddetti “corner”. Le agenzie di scommesse erano il più delle volte munite della licenza rilasciata dalla Questura e del contratto con una società maltese titolare di concessione; tuttavia, erano collegate con i siti illegali messi a disposizione dalla società austriaca e consentivano di scommettere somme di denaro contante ben superiori ai limiti di legge (1.999,99 euro all'epoca)
Queste somme venivano suddivise e caricate sui conti di gioco di soggetti (perlopiù nullatenenti) diversi dai reali scommettitori, al fine di occultare la provenienza del denaro e l’identità del giocatore. Su taluni conti di gioco sono state rilevate giocate anche superiori a 100.000 euro in un mese.
IL SISTEMA “SUREBET” - Una particolare modalità di scommessa era rappresentata dal cosiddetto sistema “surebet”, consistente nel suddividere la somma da giocare tra tutte le possibili opzioni, al fine di vincere con certezza una cifra prossima alla somma scommessa.
Questo sistema, di per sé lecito, era caratterizzato, nel caso di specie, da una sistematica violazione della normativa antiriciclaggio per la mancata identificazione dei giocatori, la consistenza degli importi giocati e l’omessa segnalazione delle operazioni sospette.
I RAPPORTI CON I DETENUTI - L’organizzazione criminale intratteneva rapporti anche con l’ambiente carcerario. Ad esempio, sul conto di un soggetto, detenuto al carcere di Napoli-Poggioreale, sono state accertate “ricariche” variabili da 70 a 800 euro, giocate complessivamente pari a 20mila euro e vincite per un totale di circa 15mila euro.
Il sistema era quindi così sviluppato: agli utenti finali giocavano ingenti quantitativi di denaro contante, i “master” percepivano una remunerazione per l’intermediazione svolta e i soci della società austriaca guadagnavano sul differenziale tra le scommesse vinte e quelle perse. I proventi illeciti confluivano prima sui conti della società austriaca e su quelli degli indagati, attraverso versamenti di denaro contante, bonifici con false causali e movimenti con carte prepagate, per poi essere oggetto di dolose manovre di occultamento.
GM/Agipro
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