Attualità e Politica
11/11/2019 | 09:41
11/11/2019 | 09:41
ROMA - Tre componenti di un'organizzazione criminale dedita alle truffe di giocatori d'azzardo sono stati arrestati dai Carabinieri del Reparto Territoriale di Gela che stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare, tra le province di Agrigento e Caltanissetta. Nel corso dell'indagine, denominata "Showdown", i militari hanno ricostruito come facoltosi professionisti e giocatori di poker venissero raggirati tramite l'uso di un apparato tecnologico in grado di "predire" il risultato delle mani di poker Texas hold'em. Il giro d'affari dell'organizzazione ammonterebbe a diverse centinaia di migliaia di euro.
L'indagine è partita a settembre del 2018 dopo una serie di segnalazioni riguardanti l'esistenza di una bisca clandestina nel territorio di Gela, all'interno della quale venivano organizzate serate da gioco di poker. Nello specifico si giocava a Texas Hold'em con le regole del cash game, ovvero mediante puntate senza limiti massimi di importo. Tramite un sistema tecnologico ribattezzato Pina, venivano letteralmente pilotate le partite di poker, le tre persone arrestate - Vincenzo Lauria, detto Massimo, Calogero Lo Porto detto Carlo e Rosario Enea Romano - erano in grado di predire il vincitore delle singole mani di gioco e quindi truffare ignari giocatori. L'immobile in cui erano organizzate le serate era gestito da Lo Porto e Romano, che si occupavano del reclutamento dei giocatori da coinvolgere nelle serate, mentre Lauria, secondo gli investigatori, prendeva parte alle giocate fingendosi un normale giocatore e, attraverso la complicità degli altri sodali, riusciva a pilotare l'esito delle singole mani di gioco.
Il sistema tecnologico utilizzato, all'apparenza un normale porta fiches, nasconde al proprio interno una telecamera a infrarossi, la quale, dopo aver decodificato il codice a barre impresso in maniera impercettibile sul dorso di ogni singola carta da gioco, calcola attraverso un complesso software a quale giocatore verrà data la combinazione vincente, trasmettendo poi l'informazione a una micro-auricolare e a un cellulare collegati con sistema bluetooth.
In questo modo Lauria individuava dapprima il giocatore vincente poi, toccando le fiches di colore rosso, segnale convenzionale deciso in precedenza, avvisava i propri complici allo scopo di pilotare il risultato delle singole mani di gioco. Dalle indagini è emerso che Lauria era solito introdurre e cedere dosi di cocaina all’interno della bisca, allo scopo di intrattenere più a lungo le vittime del raggiro, e, quindi, potergli spillare più denaro. Al termine della serata i profitti derivanti dalle vincite venivano divisi tra Lauria, Romano e Lo Porto, mentre al resto dei sodali veniva corrisposta una quota concordata in partenza.
RED/Agipro
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