Attualità e Politica
18/10/2018 | 10:57
18/10/2018 | 10:57
ROMA - «L'Osservatorio ha condiviso e fortemente voluto l'introduzione del numero verde. Non basta scrivere su un tagliando che “il gioco nuoce”, dobbiamo fornire dei riferimenti per risolvere problematiche che spesso non sono solo di carattere psicologico ma anche più ampie». Lo ha evidenziato Claudio D’Amario, Direttore Generale del settore Prevenzione al Ministero della Salute e responsabile dell'Osservatorio sul gioco patologico, nel corso del convegno "Il gioco d’azzardo in Italia", in corso all'Istituto Superiore di Sanità. «Negli ultimi tempi c'è stato un confronto interministeriale molto costruttivo, e sappiamo che l'attività principale è la prevenzione - ha spiegato D'Amario - Non serve limitare i luoghi di accesso perché la gente si sposta per andare a giocare e poi c'è il gioco online, accessibile ovunque. Bisogna studiare, dal punto di vista sanitario, il perché di questa dipendenza, che spesso è associata anche ad altre dipendenze, e la predisposizione socio-ambientale. Bisogna partire da lì nella prevenzione».
«Più che limitare certi accessi bisogna educare chi lavora in questi posti - ha detto ancora D'Amario - Già chiedere il documento di fronte all'acquisto di un minore è un primo passo, semplice ma essenziale. Il fenomeno, poi, è ancora più ampio perché chi ha un problema gioca a tutti i giochi, si avvicina al gioco clandestino, tanti si "rovinano" giocando in casa, e poi cercando finanziamenti. Quindi si tratta di un fenomeno sociale, non solo medico, e per questo bisogna lavorare nelle scuole, educare per prevenire il gioco problematico».
«Informazione e formazione di tutti gli operatori sanitari, dei rivenditori, degli ambienti vicini alle famiglie come le scuole e i consultori sono i passi fondamentali - ha concluso - Quindi vorremmo che in futuro si allarghi il concetto di ludopatia, non limitato all'uso dell'apparecchio da gioco (anche se in futuro potremmo lavorare su software per la tipizzazione dei giocatori), ma anche dell'ambiente. E poi lavorare sul ruolo della genitorialità, che è il primo filtro. Sappiamo benissimo i ragazzi oggi quanto tempo trascorrono davanti alla TV e al tablet, questa sedentarietà può provocare problemi». SA/Agipro
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