Attualità e Politica
17/10/2019 | 14:55
17/10/2019 | 14:55
ROMA - «Un altro durissimo colpo inferto a migliaia di imprese del settore. È l’ulteriore conferma che c’è un preciso disegno di questo governo il quale, alla stessa stregua di altri Esecutivi, attraverso sistematiche tassazioni, intende cancellare definitivamente il comparto del gioco di Stato, in particolare quello degli apparecchi da intrattenimento. Le misure previste dalla manovra di bilancio appena varata tra cui l’ulteriore aumento del Preu a carico di gestori e operatori, rappresentano l’anticamera del fallimento per migliaia di piccole e medie aziende con pesantissime ricadute sul futuro di circa 150 mila lavoratori». È quanto dichiara in una nota il presidente Sapar, Domenico Distante, sulle misure previste dal Decreto fiscale. Distante preannuncia «una ferma opposizione ai previsti nuovi aumenti del Preu che dovrebbero portare nelle casse dello Stato circa 560 milioni di euro». Nei prossimi giorni, continua Distante, è in programma una conferenza stampa, per la quale si aspetta «una massiccia partecipazione» di tutte le associazioni e le organizzazioni di categoria «per una valutazione delle azioni da intraprendere e da mettere in campo a partire dalle prossime settimane». Le prospettive dopo le novità previste dagli ultimi provvedimenti, afferma Distante, «gettano nel panico migliaia di piccole e medie imprese che vedono ridurre sempre più l’esiguo margine di guadagno, il vanificarsi di investimenti per il rinnovo del parco tecnologico in un quadro normativo estremamente disarticolato e per nulla omogeneo. Il difficile ma auspicabile dialogo con gli esponenti del Governo rende complesso il confronto nonostante in più circostanze sia stata sollecitata la necessità di giungere ad una regolamentazione nazionale di un settore che paga il prezzo più alto in termini di imposte e di tassazione». «Non è più tollerabile accettare continue tassazioni nei confronti di chi ogni anno versa nelle casse statali oltre dieci miliardi di euro - conclude Distante - In questo modo viene limitata la libertà d’impresa distruggendo il tessuto economico e commerciale costruito negli anni con duri sacrifici. Alla pressione fiscale esercitata in modo inaudito è necessario aggiungere anche la riduzione della percentuale di vincita passata dal 70 al 68 per cento, nonché i costi aggiuntivi a carico delle imprese di gestione per la sostituzione delle apparecchiature e l’adeguamento dei software. Stando alle notizie circolanti in queste ore, dal prossimo 10 febbraio l’imposta sulle AWP passa al 23 per cento. Una pressione fiscale folle e intollerabile che impone interventi immediati». RED/Agipro
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