Attualità e Politica
31/08/2020 | 12:30
31/08/2020 | 12:30
ROMA - Il Consiglio di Stato invierà in Lussemburgo due quesiti. Con il primo, i giudici chiedono se un intervento del genere, che «riduca aggi e compensi» solo per una specifica categoria di operatori, sia compatibile con il principio della libertà di stabilimento e della libera prestazione dei servizi. Con il Secondo quesito Palazzo Spada chiede se una norma introdotta «per sole ragioni economiche» sia compatibile con il diritto europeo. In base alla risposta della Corte Ue, il Consiglio di Stato prenderà poi la sua decisione definitiva, che spetta sempre ai giudici nazionali dopo la verifica della Corte della conformità delle norme al Trattato Ue.
La tassa da 500 milioni era già stata rinviata alla Corte Costituzionale dal Tar Lazio. Proprio la Consulta, nel 2018, aveva disposto la restituzione degli atti al Tar: secondo la Corte le modifiche apportate dalla legge di stabilità 2016, che avevano abrogato la norma optando per un inasprimento del preu, avevano cambiato i presupposti delle questioni di costituzionalità. Il Tar aveva dunque respinto i ricorsi dei concessionari, la cui battaglia è stata oggi riaperta dal Consiglio di Stato. Il pagamento della tassa era stato previsto in due fasi, ma in una situazione di totale incertezza sulla ripartizione dell’imposta tra gestori e concessionari. Furono questi ultimi a coprire in modo cospicuo la prima rata da 200 milioni, anticipando la somma dovuta dai gestori. I 300 milioni della seconda rata, però, non sono stati mai raggiunti, visto che all’appello mancano ancora 140 milioni di euro. LL/Agipro
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