Attualità e Politica
16/06/2021 | 15:48
16/06/2021 | 15:48
ROMA - Circa 1.700 posti di lavoro persi già prima della pandemia, oltre a un taglio per le casse dello Stato di 163 milioni di euro. Sono i dati illustrati oggi dalla Cgia Mestre in audizione presso le Commissioni Attività Produttive, Sanità e Legalità del Consiglio Regionale del Piemonte, in merito agli effetti della legge regionale sul gioco del 2016. «Abbiamo voluto dare il nostro contributo riportando le evidenze scoperte studiando il gioco in regione e gli effetti che la legge ha avuto su erario, occupazione e gioco illegale», è il commento di Andrea Vavolo, ricercatore della Cgia Mestre. Le Commissioni stanno attualmente esaminando il nuovo disegno di legge sul gioco presentato il mese scorso dalla Giunta.
«Abbiamo presentato alla Commissione una fotografia del settore nel 2019, ossia prima della pandemia che inevitabilmente comporterà dei cambiamenti e delle novità per il settore, quando in Regione erano occupate 2550 persone e il gettito per lo Stato era di 350 milioni - ha spiegato Vavolo - Il settore ha subìto, già nel corso degli anni precedenti, una sempre maggiore pressione fiscale ed era dunque già in sofferenza. La legge regionale del 2016 è intervenuta in termini di distanziometro dell’utilizzo degli apparecchi dai luoghi “sensibili” secondo un preciso calendario. Oggi possiamo ritenere evidenti i risultati in termini di primo impatto della legge sugli esercizi generalisti (bar, tabacchi etc). Abbiamo evidenziato una contrazione di 17.000 slot, di 4000 esercizi e abbiamo calcolato una perdita fiscale per lo Stato di 163 milioni di euro. In compenso, è aumentata la raccolta. L'impatto - prosegue Vavolo - si è avuto non solo in termini di gettito, ma anche e soprattutto in termini occupazionali, con circa 1.700 posti di lavoro persi».
«Per quello che riguarda l’impatto della legge sulle sale da gioco si hanno solo delle prime evidenze che depongono per una chiusura di 98 sale dedicate. Si ricorda che per le sale specializzate la legge prevedeva una entrata in vigore del distanziometro in due tempi; da maggio 2019 e da maggio 2021 a seconda che l’autorizzazione all’esercizio sia stata rilasciata prima o dopo il 1 gennaio 2014. Quindi - conclude Vavolo - in questo momento si è in grado solo di stimare degli scenari ipotetici, ma per avere un’idea degli effetti dirompenti della normativa si pensi che se fossero interessate solo il 30% delle sale dedicate si avrebbe una riduzione di 571 posti di lavoro e una perdita di gettito per le casse dello Stato di ulteriori 92 milioni di euro. E’ facile prevedere, dato il nutrito elenco di luoghi sensibili, che la realtà sarebbe ben più dolorosa».
RED/Agipro
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