Attualità e Politica
21/03/2024 | 14:57
21/03/2024 | 14:57
ROMA - Tutte le 21 leggi regionali e provinciali attualmente in vigore in Italia, in tema di giochi, prevedono una distanza minima dagli istituti scolastici, che oscilla tra i 500 metri di 10 regioni - Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta – e i 250 di Campania e Puglia. L’offerta di gioco – hanno stabilito gli enti locali nel corso degli anni - deve essere collocata ad una determinata distanza dai cosiddetti “luoghi sensibili”. Oltre alle scuole, le norme locali hanno incluso nella lista le strutture sanitarie in 18 casi su 21, i luoghi di culto in 17 casi, i luoghi di aggregazione giovanile (14), le strutture ricettive per categorie protette (12), gli impianti sportivi (13), gli ospedali (10), i compro oro (7). Curioso che nella lunga lista siano presenti anche stazioni ferroviarie (4) e cimiteri (in 2 casi). L’ipotesi di proporre il criterio della “distanza media tra quelle indicate dalle varie leggi” – è scritto nel documento di 30 pagine (allegati inclusi) consegnato tre giorni fa nell’ambito del tavolo tecnico sul riordino istituito con il ministero dell’Economia - preoccupa non poco industria e stakeholders istituzionali, che vedono a rischio rispettivamente posti di lavoro e ricavi delle aziende e un imponente gettito erariale. Il distanziometro nazionale “medio” potrebbe oscillare tra 350 e 400 metri, se fosse davvero calcolata una media tra le varie normative regionali. Un’enormità, tenendo conto che, negli ultimi anni, circa 10 miliardi su 11 incassati ogni dodici mesi dallo Stato provengono proprio dal settore del gioco retail (tabaccherie, agenzia di scommesse, ricevitorie, bingo, sale slot), mentre un miliardo arriva dalle puntate online. La proposta depositata dal “Gruppo tecnico delle regioni e delle province autonome sub area dipendenze” – in sostanza, i tecnici delle aree sanitarie degli enti locali - al tavolo tecnico con il Mef appare quindi difficilmente attuabile. Un punto di partenza per una trattativa, tale viene considerato dagli osservatori, ma molto distante - ad esempio - dall’obiettivo indicato nella relazione tecnica alla legge Delega (la norma cioè che ha introdotto la riforma del settore), secondo cui “l’introduzione delle misure non dovrebbe comportare minori entrate per il bilancio dello Stato”. Una posizione governativa confermata anche dal DG delle Dogane, Roberto Alesse, nella recente audizione al Senato: “L’obiettivo del riordino è assicurare – a invarianza di gettito erariale – la riduzione dei rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo”, aveva detto. E proprio in tema di lotta alla dipendenza, le stesse regioni spendono meno del 70 per cento dei fondi che hanno a disposizione. Le misure proposte dai tecnici delle regioni – oltre ad un esteso distanziometro nazionale – prevedono anche una limitazione degli orari: sei ore al giorno di stop (dalle 7 alle 9, dalle 13 alle 15, dalle 18 alle 20), che cadono nelle ore immediatamente precedenti i grandi eventi sportivi e le estrazioni delle lotterie. Il danno erariale ipotizzabile sarebbe enorme, mentre la rete di raccolta rischierebbe rapidamente la chiusura, a tutto vantaggio di chi gestisce il gioco illegalmente.
NT/Agipro
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