Attualità e Politica
22/09/2022 | 13:48
22/09/2022 | 13:48
ROMA - La tassa da 500 milioni introdotta nel 2015 dal Governo Renzi per i concessionari di slot e videolottery non può essere giustificata «sulla scorta di obiettivi fondati esclusivamente su considerazioni attinenti al miglioramento delle finanze pubbliche». È quanto scrive la Corte di Giustizia Europea nella sentenza sulla causa relativa all’extra addizionale introdotta dalla legge di stabilità di sette anni fa (poi abrogata l’anno successivo), che ha dato il via a lunghissimo contenzioso giudiziario. La decisione odierna segna un colpo importante a favore delle società di gioco, anche se il capitolo finale passerà ora per il Consiglio di Stato, che nel 2020 aveva rinviato la questione ai giudici comunitari.
Secondo la Corte UE il principio della tutela del legittimo affidamento a cui le società di gioco si sono appellate contro la norma «non osta, in linea di principio, ad una normativa nazionale che riduca temporaneamente» il compenso dei concessionari pattuito nelle convenzioni, a meno che non risulti - tenuto dell'impatto sulla redditività e gli investimenti - che ai concessionari «non è stato lasciato il tempo necessario per adeguarsi a questa nuova situazione». Una situazione che in questo caso sembra essersi verificata. Il bando di gara per le concessioni degli apparecchi, scrive la Corte, «non conteneva alcuna disposizione relativa alla possibilità di imporre un prelievo per motivi esclusivamente economici e tributari».
L'ammontare della tassa e la sua ripartizione paiono inoltre di natura tale da aver potuto incidere «in maniera notevole» sulle previsioni finanziarie dei concessionari. Gli obiettivi sostenuti dal governo italiano - ridurre la redditività per contrastare l’illegalità e proteggere le fasce più deboli della popolazione dai rischi di gioco patologico - dovranno inoltre essere esaminati dai giudici italiani, che dovranno valutare se la norma «fosse idonea a garantire la realizzazione degli obiettivi perseguiti e non andasse oltre quanto è necessario per raggiungerli».
Spetterà ora al Consiglio di Stato, che aveva rinviato il caso ai giudici comunitari, «valutare l’esatta portata dell’impatto che un siffatto prelievo temporaneo può aver avuto sulla redditività degli investimenti effettuati dai concessionari» e stabilire se, e in quale misura, i concessionari «si siano visti privati, a causa del carattere eventualmente improvviso e imprevedibile di tale prelievo, del tempo necessario per permettere loro di adeguarsi a questa nuova situazione».
LL/Agipro
Foto Credits George Hodan CC0 1.0
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