Attualità e Politica
14/09/2017 | 12:06
14/09/2017 | 12:06
ROMA - L’offerta non autorizzata di gioco tramite apparecchi in cui è stata inserita una “doppia scheda”, che aggira il circuito autorizzato dallo Stato, non è configurabile come reato di frode informatica, ma di truffa. E’ quanto stabilisce una sentenza della Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione, che ha annullato in parte la decisione della Corte di Appello di Bologna, in merito alle attività di alcuni noleggiatori «evidentemente illecite, quali l'installazione degli apparecchi (irregolari o manomessi), il prelievo non contabilizzato del denaro, interventi urgenti, anche in violazione di sigilli se svolti in occasione di sequestri, per "regolarizzare" gli apparecchi e, quindi, sfuggire ai controlli». Secondo i giudici con l’installazione negli apparecchi di una “doppia scheda” si è in presenza di «un sistema più moderno di installazione di slot machine non autorizzate».
Oggi per aggirare il sistema autorizzato, rilevano i giudici, non serve più «una macchina nascosta in locali clandestini per sfuggire ai controlli», ma basta «il collegamento ad uno stesso monitor di due computer diversi». In sostanza, specificano ancora i giudici della Cassazione, «si utilizza la stessa "cassa" per due pc in modo che all'esterno non sia distinguibile alcunché e, con un semplice comando, si riattiva, in caso di controllo, la macchina "regolare". La slot machine è nascosta nella "scatola" del videogioco», una soluzione più moderna «rispetto alle salette "riservate" delle sale giochi di altri tempi».
Un’attività che però esclude il reato di frode informatica, mentre si è in presenza di «occultamento di un nuovo sistema informatico nel contenitore dell'altro» che «realizza il tipico meccanismo della truffa: con un artifizio è stata creata una slot-machine per poter esercitare il gioco di azzardo» a danno anche della pubblica amministrazione per il mancato versamento del prelievo erariale.
La Cassazione ha dunque giudicato prescritti tutti i reati, tranne quelli di associazione per delinquere e corruzione: per questi ultimi un’altra sezione della corte di appello di Bologna dovrà rideterminare le pene alla luce della rideterminazione dei reati.
PG/Agipro
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