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Attualità e Politica

11/06/2019 | 14:59

Operazione “Rouge et Noir”: Gup Roma dispone nuovo rinvio a giudizio per Francesco Corallo, processo al via il 22 ottobre

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Operazione Rouge et Noir ROMA CORALLO

ROMA - Il Gup del Tribunale di Roma, Livio Sabatini, ha disposto nuovamente il rinvio a giudizio per l’imprenditore Francesco Corallo nell’ambito dell’operazione “Rouge et Noir”, per la quale sono stati rinviati a giudizio anche l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, sua moglie Elisabetta Tulliani, con il fratello Giancarlo e il padre Sergio. Si tratta dell’inchiesta che a dicembre del 2016 aveva portato all’arresto di Corallo e di Giancarlo Tulliani. Dieci le persone coinvolte nella vicenda, accusati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta di imposte. La data del dibattimento è stata fissata per il 22 ottobre 2019 davanti ai giudici della Seconda sezione penale; un Collegio diverso rispetto agli altri imputati coinvolti nella vicenda, il cui processo è invece aperto davanti alla Quarta sezione. È comunque possibile, secondo quanto si apprende a margine dell'udienza preliminare, che i due procedimenti verranno ricongiunti nelle prossime settimane.

Si tratta del secondo rinvio a giudizio per l'imprenditore, dopo lo stralcio della posizione disposto lo scorso novembre dalla Quarta sezione penale; una decisione presa in seguito a un vizio di notifica del decreto che aveva disposto il giudizio e la prima udienza preliminare. A Corallo viene contestata una serie di reati di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, e dell’appropriazione di ingenti somme di denaro (oltre 85 milioni di euro) corrispondenti al mancato pagamento dei tributi erariali. 

I fatti risalgono al 2008 e nel fascicolo della Procura si parla di un giro di riciclaggio di oltre 7 milioni di euro. A tanto ammonterebbero i profitti illeciti accumulati da Sergio e Giancarlo Tulliani, insieme alla moglie dell’ex presidente della Camera. I Tulliani dopo aver ricevuto, attraverso le loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro disposti da Francesco Corallo, giustificati con documenti contrattuali fittizi, avrebbero trasferito e occultato, con frazionamenti e movimentazioni, il profitto illecito dell’associazione utilizzando conti accesi in Italia e all’estero.
L’inchiesta della Dda è poi arrivata all’appartamento di Montecarlo, che Giancarlo Tulliani acquistò con i soldi di Corallo proprio attraverso la creazione di due società off-shore, pagandolo poco più di 300 mila euro nel 2008 (la cessione dell’immobile nel 2015 fruttò più di un milione di dollari). Secondo gli inquirenti, in quel periodo l’attività imprenditoriale di Corallo sarebbe stata agevolata da leggi ’ad hoc’ approvate su indicazione di Gianfranco Fini. Anche l’affare immobiliare di Montecarlo, sempre secondo i magistrati, venne deciso da Fini “nella piena consapevolezza delle condizioni”. 

LL/Agipro

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