Attualità e Politica
24/05/2017 | 16:49
24/05/2017 | 16:49
ROMA - Il riordino del settore gioco previsto dalla legge di stabilità 2017 non può ridursi al “taglio” delle slot presentato dal Governo come emendamento all’ultima manovra estiva, un provvedimento che insieme all’ennesimo aumento del prelievo al 19% delle giocate rischia di «mandare a casa» la quasi totalità dei gestori. E’ quanto ha evidenziato Massimiliano Pucci, presidente di Astro, nel corso del direttivo dell’associazione in corso oggi a Bologna.
«Ridurre significa togliere - ha precisato Pucci, parlando delle proposte governative per eliminare il 34% delle slot - se si toglie a tutti in modo equo e paritario, allora non è mortificante, ma se si sceglieranno criteri penalizzanti solo per i gestori bisognerà essere pronti alle giuste contromosse. Come si fa a chiamare “riforma del gioco” un progetto di riduzione delle sole slot, che rappresentano il 26% di tutta la raccolta giochi? Alla domanda spontanea, “e sull’altro 74 che si fa?” saltano agli occhi tutte le contraddizioni del caso».
Una situazione complicata a cui si aggiungono i provvedimenti adottati sul territorio: «leggi regionali, regolamenti comunali, ordinanze sindacali – sostiene Pucci - ottime per far fallire le attività lecite e far rientrare l’illegalità che si era riusciti a marginalizzare, ma ovviamente inidonee a far calare di un solo euro la spesa complessiva di gioco e quindi i problemi dei territori stessi».
La risposta di Astro è stata concreta, con iniziative e attività quotidiane, come «gli oltre 100 incontri istituzionali localmente sostenuti nel solo ultimo anno», o «gli investimenti sostenuti per la formazione dei preposti di sala, attraverso una didattica che ha raggiunto più di 2700 addetti in Emilia Romagna, e complessivamente più di 3.000 persone in tutto il Paese, ma soprattutto attraverso un “progetto formativo” a cui i gestori Astro hanno creduto per primi, e che per primi hanno voluto per le loro sale».
«Ormai non è solo la politica locale a voler eliminare il gioco lecito - ha detto ancora - anche il Governo che dal settore riceve ogni anno miliardi di gettito, si propone di eliminare il gestore, o quantomeno tagliarlo fuori. Una filiera più corta può anche essere il risultato di dinamiche di mercato (magari spietate e sbagliate ma pur sempre non dopate da norme protezionistiche), ma quando diventa una mission governativa viene da chiedersi quale razionalità abbia un provvedimento che va ad aggravare la disoccupazione».
Il presidente di Astro ha inoltre ricordato quali saranno i prossimi passi per agevolare il progetto per gli operatori dell’associazione: innanzitutto «il contratto nazionale collettivo di lavoro per gli addetti di settore; ciò è fondamentale per creare sia il contenitore sindacale più appropriato per le nostre maestranze, sia per attivare le prerogative, sino ad ore rese inaccessibili, che si abbinano alle strutture sindacali».
Sarà inoltre necessario rafforzare i punti di «sinergia industriale strategica con i punti vendita, ma anche una collaborazione con le rappresentanze dei pubblici esercizi. Qualificare il punto vendita è l’inizio di un corso nuovo che segnerà un solco con passato, e che dovrà far dimenticare l’icona televisiva del “barista che dismette le slot per non vedere i suoi clienti rovinati”. Qualificare il punto vendita significa introdurvi standard di sicurezza, professionalità gestionale e distributiva del prodotto gioco e preparazione anche “normativa” del personale».
Questioni che secondo Pucci devono essere affrontate in maniera netta, urgente e portando la questione in un ambito più ampio. «Credo che solo la federazione confindustriale di Sistema Gioco Italia possa ospitare, comprendere e fare propria quell’istanza di modernità, razionalità e salvaguardia dell’essenza industriale vera, che il gioco lecito riesce esprimere». Sono due i progetti prioritari che saranno dunque veicolati in Confindustria: «Innanzitutto una vera riforma del gioco pubblico che rispecchi quanto previsto dalla stabilità 2017, e quindi una riforma di tutto il gioco lecito terrestre. Inoltre dobbiamo puntare ancora al riconoscimento dell’operatore di gioco lecito come soggetto istituzionale differente rispetto ai concessionari, deve sparire l’idea platonica del gestore come operatore che il lavoro se lo inventa, a dispetto di un quadro normativo che non lo prevede ufficialmente come attore di filiera».
PG/Agipro
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