Attualità e Politica
05/09/2017 | 14:00
05/09/2017 | 14:00
ROMA - Trovare un accordo definitivo tra Stato ed Enti locali per il riordino giochi è l’unico modo per tutelare l’interesse generale, ma permangono ancora alcuni elementi che “remano contro l’intesa”, tra questi anche il fondo da 50 milioni di euro che le Regioni potranno utilizzare per il contrasto al gioco patologico: è quanto si legge in una nota dell’associazione Astro. A favore del mantenimento dello “status quo”, secondo Astro, c’è innanzitutto il sostanzioso contributo del settore all’erario, oltre 10 miliardi in media ogni anno, con il settore degli apparecchi a fare da “volano industriale, nonché polmone finanziario di tutto il business”. Un contributo che non torna però direttamente sul territorio, ma che contribuisce a evitare ulteriori tagli di spesa da destinare a Regioni e Comuni. Gli Enti locali devono così sopportare i “costi indotti” delle offerte di gioco, mettendo come unico argine le limitazioni alle offerte, come distanziometri o limiti orari. Una risposta che, secondo Astro, gli Enti locali mettono in atto sperando che “la pressione generata dalle restrizioni porti ad un nuovo regime, con reti distributive meno invasive, e qualche soldo devoluto localmente”. In questo quadro si inserisce il fondo da 50 milioni per il contrasto al gioco patologico che ha reso “conveniente per le Regioni (destinatarie del fondo), introdurre restrizioni” con apposite leggi definite di prevenzione e contrasto o “conservare quelle già esistenti”.
“Senza distanziometri e limitazioni orarie al gioco di Stato, non si percepiscono i soldi statali per curare i malati di GAP e pagare le campagne informative nelle scuole”, sottolinea ancora Astro, da ciò “deriva un inevitabile stallo logico-politico: sino a quando l’Erario continuerà ad incassare a sufficienza dal circuito generale, può rimandare la resa dei conti, e sino a quando le Regioni prenderanno i soldi per la cura, i malati di GAP saranno una risorsa”.
Se l’accordo salta, però, l’industria del gioco lecito rischia di implodere “a cominciare dal Piemonte (che spegnerà tutti gli apparecchi da gioco dal 30 novembre), con Emilia Romagna, Liguria, Puglia, Abruzzo a seguire, sino ad arrivare al game over totale nel 2022 in tutte e 16 le Regioni caratterizzate da leggi anti-slot, o rispettive Città regolamentate da restrizioni metrico-orarie”. Non solo: senza un accordo i soggetti esposti a rischi di gioco patologico “non beneficeranno di nessuna azione preventiva mirata alla loro guarigione, migliaia di lavoratori si ritroveranno disoccupati e migliaia di attività commerciali si ritroveranno a dover chiudere, impoverendo il territorio e degradando il tessuto urbano con la desolazione delle serrande abbassate”.
L’accordo è dunque necessario, “va trovato, va attuato, e va impostato” per tutelare l’interesse generale, con lo Stato che riassumerà “l’onere di essere il vero padrone e regolatore del gioco legale, in un’ottica di rispetto per i Territori, per l’Erario, per i cittadini a rischio GAP, e per le migliaia di lavoratori assunti dalle imprese a cui si è affidato l’incarico di raccogliere il gioco”.
RED/Agipro
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