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Attualità e Politica

21/08/2017 | 10:42

Riordino giochi, Baretta (MEF): "Grave se non raggiungessimo accordo entro fine legislatura. Contrazione entrate va messa in conto"

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ROMA - "Nella Conferenza di inizio agosto abbiamo stabilito insieme che il 7 settembre sarebbe stato il giorno dell'accordo. In ogni caso, dobbiamo rispondere del mandato del Parlamento e sarebbe grave se, dopo tanto lavoro, tante mediazioni e tanti passi avanti verso una nuova concezione del gioco nella vita sociale, lasciassimo terminare la legislatura con un nulla di fatto". Lo ha evidenziato il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, in un'intervista a "Il Sole 24 Ore". "La novità della riforma consiste nel trovare un nuovo equilibrio tra la tutela della salute pubblica, a lungo sottovalutata a sulla quale stiamo lavorando insieme al ministero della Salute, la lotta alla criminalità, che resta un'emergenza, e le entrate erariali, soggette, in ogni caso, a oscillazioni fisiologiche. Una contrazione delle entrate, dunque, va messa nel conto".
In merito alla facoltà data nella bozza di accordo agli enti locali di deliberare sulle distanze dai luoghi sensibili, il sottosegretario ha precisato che "il concetto di 'esclusiva dello Stato' va inteso nell'accezione ampia di Repubblica, che comprende anche le istituzioni decentrate. Mentre il regime concessorio regola le modalità di gestione del gioco pubblico. Ma, poiché si è esagerato nell'offerta di gioco, pur con la buona motivazione di combattere la criminalità, gli enti locali si sono autotutelati e il settore è sulla difensiva. Per questo servono subito nuove regole. Ma siamo già in ritardo". Una situazione che potrebbe non favorire la partecipazione alle gare di betting e bingo da parte degli operatori. "Il contesto è cambiato. Tutti se ne devono rendere conto - ha detto ancora Baretta - Le Regioni e i Comuni, nel decidere la collocazione dei punti di vendita del gioco pubblico, dovranno tenere conto che, a regime, saranno la metà di quelli attuali (circa 50 mila contro i 100 mila circa di oggi, ndr) e che, dunque, la loro distribuzione geografica dovrà garantirne l'operatività, partendo dagli investimenti già realizzati ed evitando che ampie zone urbane ne siano prive, con la conseguenza di concentrare il gioco nelle periferie, dando vita a veri e propri quartieri 'a luci rosse' del gioco. Gli operatori dovranno adeguarsi alle nuove regole e qualificare l'offerta".

Negli incontri con le principali Associazioni dei gestori ho preso l'impegno di avviare un confronto sugli effetti industriali della riforma. Se si profila una crisi di settore andrà affrontata con tutti gli strumenti necessari ed è bene che gli enti locali, per le nuove responsabilità che gli derivano dalla riforma, siano pure loro coinvolti - ha spiegato ancora Baretta a "Il Sole 24 Ore" - Voglio, però, ricordare che attualmente il rapporto è di una Awp ogni 124 residenti maggiorenni. Dopo la riduzione sarà una ogni 191. Si tratta, certamente, di un'importante contrazione, ma non è la fine del mercato". Il sottosegretario all'Economia ha anche ribadito che, al momento, non sono previsti interventi nella prossima legge di bilancio: "Se, come prevedo e mi auguro, si raggiungerà l'intesa in Conferenza, a essa seguirà un decreto applicativo del ministro dell'Economia. Non vedo, quindi, la necessità di occuparci di giochi anche nella prossima legge di bilancio. Nella recente manovra abbiamo già aumentato il Preu, che è già alto". In merito ai rappresentanti del mondo sociale, poi, Baretta ha precisato che "devono contribuire a una cultura del gioco come condizione normale. Certo, se prevale un approccio proibizionista o, al contrario, una logica esclusiva di mercato, lo sforzo rischia di essere vanificato. Le prossime gare, che saranno nazionali, rappresenteranno il primo banco di prova". La riforma del gioco pubblico, ha concluso Baretta, può essere criticata perché "abbiamo impiegato troppo tempo. Ciò è dipeso dalla precisa ed estenuante volontà mia e dei miei collaboratori di ricercare un accordo con gli enti locali. Sono, infatti convinto che il valore economico, non solo politico, di un'intesa, anche problematica e con qualche rischio, è immensamente superiore al 'rompete le righe'. I concessionari lo sanno. E lo sanno anche i gestori. Non sempre è facile farlo comprendere agli investitori internazionali, ma sono certo che ci possiamo riuscire se prevale, anche in questo campo, la logica Paese".

RED/Agipro

 

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