Attualità e Politica
21/06/2017 | 16:00
21/06/2017 | 16:00
ROMA - Una disposizione basata su “fragili argomenti” dovuti a un “atteggiamento di persecutoria ostilità” da parte dell’Agenzia Dogane e Monopoli. Così Global Starnet (ex BPlus) definisce il provvedimento di decadenza della concessione - disposto dagli uffici di piazza Mastai a fine marzo - nelle motivazioni del ricorso al Tar Lazio, discusso stamattina davanti ai giudici della Seconda sezione e su cui in settimana si attende l’ordinanza. La società - rappresentata dal professor Stefano Vinti e dagli avvocati Carmelo Barreca, Andrea Scuderi ed Ernesto Sticchi Damiani - chiede la sospensione della decadenza e “in via subordinata” la rimessione degli atti alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia Ue. Nel mirino di Global Starnet, come emerge dal ricorso che Agipronews ha visionato, c’è il processo penale presso il Tribunale di Milano di Francesco Corallo, socio di riferimento del concessionario, una delle motivazioni poste alla base del provvedimento di decadenza. Fatto che, secondo la società, “è palesemente in contrasto con la Direttiva Ue concessioni” e la giurisprudenza della Corte Ue, per la quale l’esclusione dal mercato sarebbe proporzionata solo nel caso di sentenza passata in giudicato. “L’equiparazione tra il mero status di imputato con quello di chi ha subito una condanna definitiva - sostiene Global Starnet - è illogica, irrazionale e in contrasto con la disciplina comunitaria”.
IMPOSTE E FONDI - La società, inoltre, si troverebbe “in stato di piena correttezza fiscale”. Le rateizzazioni tributarie di cui ha usufruito dal 2009, che pure figurano tra le cause della decadenza, sono sempre state in regola. “La società non ha mai subito una revoca del beneficio”, sostiene Global Starnet - e le rateizzazioni sono sempre state richieste prima che gli accertamenti diventassero definitivi”. Nemmeno i trasferimenti di fondi alla casa madre avrebbero violato il rispetto delle rateizzazioni. “La società ha legittimamente disposto dei propri fondi” e “ha mantenuto in Italia risorse certamente sufficienti per proseguire il regolare pagamento delle imposte rateizzate”.
CANONE DI CONCESSIONE, CONVENZIONE, DIRITTI VLT - Global Starnet puntualizza altri tre punti elencati nel provvedimento di decadenza. Il presunto ritardo nel versamento del canone sarebbe basato su “una norma convenzionale che non è più vigente” e oggi risulta interamente pagato. La società, poi, “non si è mai rifiutata di sottoscrivere” la nuova convenzione di concessione basata sul bando di gara del 2011 e sui nuovi requisiti per i concessionari. “Global Starnet non era affatto obbligata a sottoscrivere il nuovo atto aggiuntivo” viste le pronunce favorevoli del Consiglio di Stato e considerato che la questione è ancora al vaglio della Corte Ue. La società conferma infine di aver dato in pegno i diritti VLT alle banche per ricevere i finanziamenti necessari, in seguito al decreto Abruzzo che aveva aperto le porte ai nuovi apparecchi. Una procedura inevitabile utilizzata anche dalle altre società di gioco: “I concessionari non potevano essere patrimonializzati al punto da poter fornire garanzie tradizionali al sistema bancario” e per mettere in piedi il nuovo sistema lo Stato “doveva consentire in qualche modo che gli stessi asset acquistati e lautamente pagati fossero dati in garanzia al sistema bancario”. LL/Agipro
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