Attualità e Politica
23/08/2017 | 17:02
23/08/2017 | 17:02
ROMA - «L'Europa sancisca un principio fondamentale, e cioè che la legislazione comunitaria, nazionale o regionale non costituisce lesione della libera iniziativa imprenditoriale in materia di gioco allorché essa ne limiti la piena fruizione nello spazio e nel tempo, per tutelare la salute della popolazione o in generale le fasce più deboli di essa. Sottolineo il termine “limitare” e non “vietare” una iniziativa economica in funzione di un interesse pubblico più alto e più generale». Questo, in una intervista al sito “agenparl.com”, il punto di vista di Simona Neri, sindaco di Pergine Valdarno e responsabile Anci Toscana del progetto ludopatia e bullismo. Divenuta ormai un punto di riferimento nazionale nella lotta alla ludopatia, la Neri ha partecipato nel giugno scorso al workshop "L'azzardo non è un gioco", organizzato al Parlamento europeo. «L'appello che ho sentito di rivolgere al Vice Presidente Sassoli – ricorda - è stato quello di stimolare un dibattito che consenta di raccogliere le esperienze delle Regioni Europee su questo tema, con l’obbiettivo di condividere una seria politica di contrasto alla dipendenza da gioco e soprattutto di gestione del capitolo relativo al gioco on-line che rappresenta senza dubbio la nuova frontiera del gioco d’azzardo».
La proposta Anci - Nell'intervista, Simona Neri ha spiegato i recenti passi fatti dall'Anci Toscana sul tema della lotta alla ludopatia, a partire dalla redazione di una bozza di regolamento comunale sulla disciplina dei giochi, distribuita ai comuni del territorio e già adottata da alcuni sindaci. La bozza dà facoltà ai comuni di aggiungere altri punti sensibili (presso i quali non è possibile aprire nuove sale) a quelli già indicati dalla legge regionale (soprattutto scuole e luoghi di culto). Si tratta, ricorda la Neri, «di parchi pubblici, stazioni ferroviarie o terminal di autobus, sportelli bancari, “compro-oro”» e altri spazi aggregativi sociali.
Non solo: Anci ha anche proposto la modifica della legge regionale «introducendo l’obbligo di formazione obbligatoria per gli esercenti, già prevista da alcuni ordinamenti regionali italiani, si ritiene infatti che il personale operante nel settore debba trovarsi preparato nel riconoscere l’insorgere la patologia, gli strumenti socio sanitari da attivare, e nel trattare situazioni di particolare pericolosità dovute anche ad altre forme di tossico-dipendenza che il giocatore può manifestare».
La Toscana, secondo la Neri, è una delle regioni italiane all'avanguardia nella lotta alla ludopatia: «È stata tra le prime Regioni che hanno cercato di fornire risposte alla crescente domanda di aiuto sia delle persone entrate ormai nel vortice del gioco d’azzardo patologico che dei loro familiari sostenendo, anche economicamente, progettualità tese a favorire la conoscenza del fenomeno e realizzare una rete territoriale di servizi qualificata e professionalmente in grado di farsi carico delle persone con tale problema e delle loro famiglie. Tutti i 40 Ser.D toscani hanno un’equipe dedicata al Gioco d’Azzardo: tutti i servizi effettuano attività di informazione, sensibilizzazione e prevenzione, in particolare rivolte alla popolazione studentesca, agli insegnanti e alla popolazione generale, oltre che ai gestori delle sale giochi». (segue)
La trattativa con il Governo - Da amministratore locale e da responsabile Anci, Simona Neri segue con logica attenzione la trattativa tra Governo ed enti locali in materia di riordino giochi: «Anci Toscana chiede alla Conferenza Unificata di stringere sull’accordo ma salvaguardando l’autonomia locale dei Comuni, sia sulle distanze e sul numero di luoghi sensibili, sia sulla possibilità di regolamentare gli orari di apertura dei punti gioco».
La soluzione politica però non basterà da sola a limitare eccessi e situazioni a rischio. «Ci sono ancora molti temi da trattare, il problema è fondamentalmente culturale e serve soprattutto una task force tra tutti i soggetti in campo per sensibilizzare fin dalla giovane età al gioco sano e sociale, attuare sui vari livelli politiche di contrasto al disagio giovanile per infondere più fiducia sulle proprie capacità ed affermare con forza che sono le proprie competenze, e non la fortuna, che determinano il futuro destino economico».
RED/Agipro
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