Attualità e Politica
06/09/2017 | 16:31
06/09/2017 | 16:31
ROMA – Come un thriller d'autore, il piano nazionale di riordino dei giochi sta arrivando all'ultima scena senza che se ne possa con certezza immaginare l'epilogo. Da una parte la proposta del Governo, dall'altra la risposta degli enti locali, chiamati domani a dare l'assenso in sede di Conferenza Unificata. Nell'ultima formulazione, circolata nella seduta del 3 agosto scorso, il Governo ha accolto alcune delle rivendicazioni di comuni e regioni, così da far ritenere vicino l'accordo; ma l'ottimismo è stato turbato da una dichiarazione di ieri della lombarda Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio: «La Regione Lombardia non cambierà la sua posizione in merito alla proposta del Governo – ha detto - una soluzione che continuiamo a ritenere penalizzante per chi, come noi, da anni ha posto in essere azioni in grado di combattere il fenomeno».
All'incertezza della vigilia si è allineata la stampa nazionale, divisa fra chi ha sottolineato l'intento governativo di ridurre apparecchi e punti di gioco, e chi al contrario ha paventato un bando per l'apertura di ulteriori 5 mila sale Vlt, rilanciando gli attacchi di un'associazione di gestori slot. Ai fini di una maggiore chiarezza, può essere utile riassumere i punti principali della proposta del Governo.
Gli apparecchi da intrattenimento in esercizio in Italia, slot e Vlt, saranno effettivamente ridotti?
La riduzione delle Awp (le comuni slot) è già stata decisa in occasione della manovra economica approvata nel giugno scorso. Dalle circa 400 mila slot attualmente in esercizio si passerà a 265 mila entro il 30 aprile 2018, con un taglio percentuale del 35%. Delle 142 mila e 600 macchine da rottamare, 125 mila circa saranno tolte da bar e tabacchi, 17 mila dagli esercizi generalisti secondari (alberghi, edicole, ristoranti, stabilimenti balneari). Non sono previsti tagli al parco Vlt.
Dopo la riforma, i punti di gioco caleranno o cresceranno? Saranno messe a bando 5 mila nuove sale Vlt?
Nel piano governativo non c'è alcun accenno all'apertura di nuove sale Videolottery. Piuttosto, l'obiettivo dichiarato è quello di un dimezzamento, in tre anni, dei punti di gioco, passando dagli attuali 98.600 a circa cinquantamila. Questa la distribuzione a regime: 10 mila agenzie o negozi aventi il gioco come attività prevalente; 5 mila corner; 3 mila fra sale Vlt e Bingo. A questi 18 mila punti si aggiungeranno 30/35 mila esercizi pubblici (bar, tabacchi) in grado di ottenere la certificazione per la vendita di gioco.
I punti di gioco potranno operare liberamente su tutto il territorio nazionale?
No, saranno soggetti ai regolamenti degli enti locali, che già oggi nella maggior parte delle regioni italiane, vietano l'apertura di nuove sale a meno di 300-500 metri dai cosiddetti “luoghi sensibili” (scuole, luoghi di culto, strutture sanitarie, ecc). In una prima fase, l'Esecutivo intendeva individuare punti di gioco “di classe A”, non soggetti ai distanziometri locali, poi ha ammorbidito la sua posizione, fino a lasciare mano libera a comuni e regioni, che devono solo badare a consentire «una equilibrata distribuzione nel territorio allo scopo di evitare il formarsi di ampie aree nelle quali l'offerta di gioco pubblico sia o totalmente assente o eccessivamente concentrata».
La bozza del Governo prevede limiti orari al gioco?
Anche qui la palla passa agli enti locali, che hanno la facoltà di imporre fino a 6 ore complessive di interruzione quotidiana del gioco».
Cosa succede se domani Governo e regioni si metteranno d’accordo e – al contrario – quale lo scenario in caso di mancata intesa?
Nel primo caso, il Ministro dell'Economia e delle Finanze tradurrà in un apposito decreto i contenuti dell'accordo entro il prossimo 31 ottobre. Nel caso l'intesa non si concretizzi, il Governo deciderà di andare avanti autonomamente, probabilmente inserendo i principi della bozza nella prossima Legge di Bilancio, che sarà votata entro la fine dell'anno.
MF/Agipro
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