Attualità e Politica
04/06/2020 | 15:31
04/06/2020 | 15:31
ROMA - Torna alla ribalta in Consiglio di Stato la partita sui limiti orari dei giochi e sull'intesa Stato-enti locali per il riordino del settore. Il nuovo capitolo è andato in scena oggi, con i casi di Roma e Guidonia in appello davanti ai giudici della Quinta Sezione di cui si attende la decisione definitiva nei prossimi due mesi. Entrambe le vicende, particolarmente rilevanti per gli operatori di gioco, riguardano la complessa questione delle limitazioni per le attività legate al settore, in particolare per slot machine e videolottery, che nel caso di Roma e Guidonia ha avuto esiti completamente opposti in primo grado con due sentenze firmate in entrambi i casi dal Tar Lazio. Orientamenti molto diversi che, si apprende da fonti legali, potrebbero indurre il Collegio a rimettere la questione all'Adunanza plenaria di Palazzo Spada.
Roma, il no del Tar agli operatori: "Intesa mai stata attuata"
L'ordinanza della sindaca Raggi datata 2018, che dispone il funzionamento degli apparecchi dalle ore 9 alle ore 12 e dalle 18 alle 23, aveva ricevuto il via libera dai giudici della Seconda sezione del Tar, che aveva respinto tutti i ricorsi delle sale da gioco. Il Collegio aveva bocciato la tesi delle società ricorrenti secondo cui il provvedimento era stato emanato in contrasto con quanto stabilito dalla Conferenza Unificata. L’intesa siglata nel 2017, che prevedeva interruzioni orarie non superiori alle sei ore al giorno, «non ha valore cogente» secondo il giudici, perché «non recepita da alcun atto normativo» del Ministero delle Finanze. Un punto che ha sollevato in appello l'obiezione degli operatori: i legali delle sale da gioco hanno insistito in Consiglio di Stato sulla valenza dell'accordo, sottolineando che il regolamento di Roma è entrato in vigore dopo la firma dell'intesa, richiamata anche nell'ordinanza della sindaca. La questione dell'accordo è stata affrontata anche dall'Agenzia Dogane e Monopoli nei documenti presentati ai giudici di Palazzo Spada: in una delle note, apprende Agipronews, l'Amministrazione ritiene «condivisibili» le ragioni degli operatori sull'accordo siglato tra Stato ed enti locali.
Guidonia, il ribaltone dei giudici: non si può ignorare l'accordo
Opposta la situazione a Guidonia, dove le sale da gioco hanno ottenuto la vittoria in primo grado e contro la quale il Comune ha presentato appello. In questo caso la sezione Seconda bis del Tar Lazio aveva annullato il provvedimento con il quale erano state previste 16 ore di stop per tutti gli apparecchi, ritenendo che i limiti orari fossero stati stabiliti senza tenere in considerazione l’intesa. All'accordo non era mai seguito il decreto attuativo del Mef, ma per la sezione era comunque impossibile da ignorare: «Pur non rivestendo valore cogente l’intesa assume la valenza di norma di indirizzo per l’azione degli Enti locali», avevano scritto i giudici. Un principio ribadito anche stavolta dagli operatori, per i quali l'intesa fornisce «il migliore parametro alla discrezionalità dell'amministrazione», in quanto sviluppato proprio dalla collaborazione di Stato, Regioni e Comuni con il supporto dell'Agenzia Dogane e Monopoli.
Il no dei Comuni: i limiti orari tutelano la salute dei cittadini
In entrambi i casi, l'opposizione dei Comuni è fondata su argomentazioni simili: la decisione della sezione Seconda Bis rimane «isolata» rispetto alla giurisprudenza degli ultimi anni, che ha quasi sempre confermato la legittimità di ordinanze come quelle di Roma e Guidonia. I sindaci «possono intervenire per tutelare la salute», visto che la diffusione della dipendenza da gioco è «un fatto notorio». L'offerta di gioco non viene bloccata da provvedimenti sui limiti orari, ma in questo modo si tutela la sicurezza dei cittadini. LL/Agipro
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