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Attualità e Politica

12/08/2020 | 10:59

Trento, via le slot che violano il distanziometro. Gli esercenti: "Situazione gestita male, così le imprese vanno in difficoltà"

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ROMA - Stop alle slot machine troppo vicine ai luoghi sensibili. Da oggi in Trentino gli apparecchi da gioco presenti in bar e tabaccherie e ubicati a meno di 300 metri dagli spazi "off limits" dovranno essere disattivati. Una disposizione, ricorda il "Corriere del Trentino" figlia della legge contro la ludopatia del 2015 che prevedeva il blocco delle macchine entro cinque anni per gli esercizi generalisti (dove sono installate l'80% delle slot presenti sul territorio) ed entro sette anni per le sale giochi (circa il 20%). Una decisione che ha creato molte polemiche nelle scorse settimane: «La situazione è stata gestita male fin dall'inizio - è il commento del direttore Confesercenti, Aldi Cekrezi - Comprendiamo la gravità dei problemi legati alla ludopatia, ma così si mettono in ulteriore difficoltà imprese che hanno già avuto molti problemi». A complicare la situazione è stata l'emergenza sanitaria, che ha fermato le attività per molte settimane. Con la rimozione degli apparecchi, molti locali prevedono ora un calo di clienti, senza la possibilità di licenziare i dipendenti non più necessari. Gli operatori del settore puntavano a un rinvio della norma, un'istanza di cui si è fatto carico il consigliere Giorgio Leonardi (FI) con un emendamento che avrebbe rinviato di due anni l'entrata in vigore della norma. «Purtroppo non è stato recepito - chiarisce il consigliere - Le persone continueranno a giocare online o addirittura in nero e la Provincia perderà 48 milioni di introito». Tra qualche giorno, riporta ancora il "Corriere del Trentino", i tecnici della Provincia incontreranno il Consorzio dei Comuni per fare chiarezza sulle modalità di applicazione della norma e sulle eventuali sanzioni di applicare. Rimane poi il dubbio di chi dovrà pagare le penali alle aziende che forniscono le slot e che legano gli esercenti a un periodo d'uso ben definito. A oggi la norma non prevede alcun tipo di rimborso per le attività che dovranno pagare per rescindere i contratti. Sullo sfondo, infine, restano le impugnative a cui Provincia e Comune di Trento hanno deciso di resistere e su cui si esprimeranno i giudici. RED/Agipro

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