Attualità e Politica
08/02/2017 | 16:34
08/02/2017 | 16:34
«La proposta del Governo sulla regolamentazione del gioco d’azzardo non risolve certo tutti i problemi» ma «rappresenta un significativo passo avanti. È infatti la prima volta che il Governo dimostra una concreta volontà di riduzione dell’offerta di gioco». Lo scrive, su Vita, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. «È vero, si concentra principalmente sulle slot. Per quanto riguarda le VLT si limita a bloccarne l’ulteriore diffusione; sulle sale scommesse si ferma ad una riduzione di circa il 25%; non nomina neppure le lotterie istantanee (che sono a loro volta un problema da affrontare invece seriamente). Ma contiene finalmente degli impegni precisi, il cui traguardo è una riduzione di circa il 50% (io penso di più) degli attuali punti gioco. Dagli attuali 96.800, nel giro di tre anni, scenderemo a meno di 50.000. Significa che non avremo più un’offerta di gioco dilagante, ubiqua, distribuita in ogni bar e in ogni tabaccheria. E questo è un grande risultato», spiega Gori. «La bozza è comunque ulteriormente migliorabile, a mio avviso, e nei prossimi giorni l’Anci e i rappresentanti delle Regioni torneranno a discuterne col sottosegretario Baretta», continua il sindaco di Bergamo. «Due i punti che ci interessano: un dettato più chiaro riguardo all’utilizzo obbligatorio della Tessera sanitaria per giocare alle slot da remoto e la questione delle distanze dai luoghi sensibili: su quest’ultimo è importante essere chiari. La proposta del Governo, che come abbiamo visto prevede una forte riduzione dei punti gioco, assume come criterio di selezione e concentrazione – oltre all’applicazione dei requisiti “qualitativi” fissati per le sale di classe A – quello di una “distribuzione territoriale omogenea, in proporzione alla densità e alla composizione anagrafica della popolazione di ciascuna Regione e/o area omogenea”». La proposta del Governo «tende dunque a ritenere superato e non necessario il criterio della distanza minima dai luoghi sensibili che molte Regioni, a partire dalla Lombardia, hanno disposto a tutela dei propri cittadini. Io credo che abbia solo parzialmente ragione», spiega Gori. «Intanto perché i criteri di densità territoriale sono ancora tutti da scrivere, così come i requisiti di superficie minima destinata al gioco, rinviati ad una prossima definizione in sede tecnica. E in seconda battuta perché quello delle distanze – in primo luogo dalle scuole – è diventato in questi anni il segno più tangibile della battaglia ingaggiata dagli enti locali, Regioni e Comuni, a lungo lasciati soli dallo Stato, contro la diffusione indiscriminata dei luoghi di gioco. Una battaglia compresa e apprezzata dai cittadini» e «che è tutt’altro che conclusa». La proposta del Governo «segna una svolta, ma è sconsigliabile ammainare del tutto quella bandiera. Se i 500 metri di prassi sono troppi – di fatto impediscono qualunque nuova apertura o rilocalizzazione -, io credo che sarebbe sensato mantenere un limite di almeno 200 metri da scuole e centri anziani, ossia dai luoghi frequentati dalle categorie più fragili», aggiunge Gori. «Sono convinto che questa soglia, sommata ai criteri selettivi già presenti nel testo, rappresenti un buon punto di mediazione tra le esigenze dei territori e i nuovi princìpi a cui si ispira la proposta del Governo».
RED/Agipro
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