Attualità e Politica
30/06/2018 | 11:39
30/06/2018 | 11:39
ROMA - Lo stop alle pubblicità di gioco «potrebbe arrivare a costare per le casse dello Stato 700 milioni in tre anni». E’ quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Sole 24 Ore”. Per trovare la copertura al “buco” in bilancio si starebbe pensando a ulteriori interventi che coinvolgeranno «il ministero della Salute, mettendo nel mirino il costo che oggi il sistema sanitario nazionale deve affrontare per curare le patologie da gioco compulsivo». Tra gli ultimi ritocchi al decreto, si legga ancora, «c’è la deroga al divieto di pubblicità per le lotterie nazionali a estrazione differita», una misura che salverebbe la pubblicità per la Lotteria Italia, altra deroga «riguarda gli stessi spot dei Monopoli che predicano il gioco responsabile e sono fatti salvi i contratti di sponsorizzazione e pubblicitari in essere».
«La mazzata» è il termine più ricorrente in queste ore nei palazzi del pallone per definire il divieto, come riporta il “Corriere della Sera” e comporterebbe per un club medio una perdita secca attorno al milione di euro: complessivamente «Almeno 100 milioni di euro» secondo Claudio Fenucci, a.d. del Bologna. Secondo Urbano Cairo, patron del Torino, «la misura va nella direzione opposta rispetto alla finalità perché oggi il sistema è già autoregolato, specie nella versione online dove tutto è monitorato. Il problema è piuttosto l’offline, è lì che occorre individuare strumenti efficaci per combattere le ludopatie, perché è lì che non c'è controllo. Serve un tavolo di lavoro comune». Enrico Preziosi, presidente del Genoa: «Una follia, servirà solo a incentivare le puntate all'estero e i circuiti illegali». È la riflessione di Mauro Baldissoni, d.g. della Roma: «Un provvedimento populista, c'è il rischio del ritorno al toto nero». La posizione ad ogni modo è comune: se il decreto passa, le ripercussioni saranno pesanti. La Lega Calcio sta in queste ore lavorando a un dossier che quantifichi gli eventuali mancati introiti ma basta pensare che oggi come oggi metà della serie A, vale a dire circa dieci club su venti, hanno in essere accordi commerciali che spaziano dalla cartellonistica allo stadio alle campagne di marketing. Legami senz'altro meno vistosi rispetto al jersey 2% la quota di sponsorizzazioni, su un totale di circa 600 milioni di euro, legata al settore delle scommesse.
Su la “Gazzetta dello Sport” si teme una perdita immediata di competitività per le squadre italiane rispetto alle rivali europee, si stima «una perdita immediata di circa 200 milioni per le nostre società. Juventus. Inter, Milan, Napoli, Roma, Lazio, Sampdoria, Genoa, Cagliari, Udinese hanno tutte accordi in essere con società di betting. Indirettamente, il danno potrebbe essere perfino peggiore, tale da mettere a repentaglio la sopravvivenza del sistema: con la raccolta pubblicitaria televisiva legata alle scommesse azzerata, quanto investiranno in futuro gli operatori per avere i diritti tv di un campionato sempre meno competitivo? Stiamo parlando di un affare da almeno 70 milioni l'anno per i broadcaster nazionali».
Il presidente della Lega di A Gaetano Miccichè, dato per «molto preoccupato per la tenuta del sistema», in queste ore si è messo in contatto con il sottosegretario Giancario Giorgetti. L'obiettivo, per cui potrebbe essere coinvolto anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, è fare lobbying ed esercitare una moral suasion che convinca Di Maio a limare il testo e, successivamente, i parlamentari a prendere coscienza dei rischi che corre il nostro calcio, una delle prime dieci industrie del Paese
il presidente della Lega B Mauro Balata, che tra l'altro sta chiudendo un accordo per il retro della maglia proprio con una società di betting, rilancia: «Parliamo di vietare pubblicità e sponsorizzazioni, io invece chiedo allo Stato di destinare al calcio italiano una percentuale del gettito delle scommesse sportive. Lo fanno già in Francia».
Differenti le posizioni degli esponenti governativi: senza esitazioni gli esponenti M5S, come Vito Crimi, per il quale «II gioco d'azzardo nuoce gravemente alla salute». Come l'alcool e le sigarette. «Fermiamo una volta per tutte la pubblicità al gioco d'azzardo, un giro d'affari che dirotta ogni anno 20 miliardi di euro dall'economia reale al profitto di multinazionali, la maggior parte delle quali hanno sede all'estero». Dubbi invece li ha espressi Matteo Salvini: per il vice premier sul decreto dignità «le coperture ci sono», ma che «qualcosa va limato». Probabile si riferisse proprio alle misure indicate per combattere la ludopatia, si legge ancora sulla “Gazzetta”.
RED/Agipro
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