Attualità e Politica
27/02/2020 | 14:15
27/02/2020 | 14:15
ROMA - Ventiquattro ore dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha stabilito la legittimità della norma italiana sull’imposta a carico delle agenzie estere senza concessione, ecco il primo commento del Ceo della società, Giovanni Garrisi.
Garrisi, dunque è una sconfitta?
"Sì, per entrambe le parti. Non mi permetto di parlare di ‘infortunio’ della Corte di Giustizia. Però la verità è che la sentenza, per giustificare l’ingiustificabile fa asserzioni e dichiarazioni che la rendono contraddittoria rispetto a precedenti sentenze della Corte su Stanley. La qualità di 3 punti chiave del percorso (il)logico che vorrebbe giustificare la conclusione a favore della parte pubblica non risolve i dubbi che erano stati oggetto di rinvio da parte del giudice Italiano. Invece ne crea di nuovi".
E quindi? Che succederà?
"Inevitabile, ben presto, un ulteriore rinvio alla Corte Europea, questa volta però all’attenzione della Grande Sezione, che è chiamata in causa ogni qualvolta si creino contraddizioni tra diverse successive sentenze della Corte Europea. Questo è quello che ci aspetta. Sono molto dispiaciuto. In 26 anni di attività nell’industria le sentenze nazionali e comunitarie mi hanno sempre confortato e confermato di non aver mai sbagliato una previsione di contenuto tecnico giuridico. Quindi: è una sconfitta? Si, sia per noi che per l’Amministrazione".
Perché mai sarebbe una sconfitta per l’Amministrazione?
"Sono convinto che anche ADM, come noi, non ne può più di questa storia e, esattamente come noi, sarebbe ben lieta di trovare una soluzione che porti Stanley all’interno del perimetro del pur scaduto sistema concessorio. Però questa sentenza rende inevitabile un nuovo rinvio alla Grande Sezione della Corte di Giustizia. Almeno 3 anni di ulteriore contenzioso e di status quo in Italia. Io proporrei ad ADM e al legislatore Italiano di lasciar perdere la Corte di Giustizia e di risolvere tra noi la questione, in un clima di correttezza e di reciproca comprensione, sia per il passato che per il futuro. In fin dei conti, risale a quasi 4 anni fa la nostra lettera ad ADM del 30 giugno 2016 in cui chiedevamo di poter pagare l’imposta unica in Italia e di poterci collegare al totalizzatore nazionale".
Le agenzie Stanley pagheranno le tasse arretrate? In caso contrario come eviterete la possibile chiusura dei centri, prevista dalla legge di stabilità per chi non paga l’imposta?
"Le tasse arretrate? Attendiamo la sentenza definitiva, dopo ulteriore consultazione della Corte di Giustizia e dopo tre gradi di giudizio e poi ne riparliamo. E consideriamo anche che la legge di stabilità ha dei chiari profili discriminatori. Da 24 anni combattiamo nei tribunali in sede penale e amministrativa. Siamo stati attaccati da tutti i lati, abbiamo resistito e poi ci hanno riconosciuto i nostri diritti. Abbiamo una grande competenza tecnico giuridica e capacità di interpretare e controbilanciare le novità legislative che non tengono conto della nostra storia giudiziaria e giurisprudenziale. Anche in sede tributaria ci fidiamo della giustizia e dei giudici che leggono le carte ed emettono sentenze motivate".
I destinatari degli accertamenti dovranno avviare il pagamento del debito, intanto rateizzando e versando la prima rata per evitare la chiusura dell’esercizio?
"Evitare la chiusura dell’esercizio? La norma che introduce questo nobile proposito ha cambiato più’ volte la sua formulazione durante il processo che ne ha portato all’approvazione in parlamento. Tradisce l’imbarazzo del legislatore nello statuire qualcosa che è di complessa applicazione sotto il profilo tecnico, perché viola principi fondamentali del nostro ordinamento. Siamo consapevoli di quella norma e anche della debolezza della sua eseguibilità".
Per tornare davanti alla Corte di Giustizia ci vorrà parecchio tempo: mesi o forse anni. Nel frattempo, cosa succederà alla rete?
"L’infortunio che è sottostante a questa sentenza è di plateale evidenza. Non ho la palla di cristallo ma francamente non credo ci vorrà molto a tornare di fronte alla Corte Europea, questa volta però di fronte alla Grande Sezione o chissà davanti alla Corte Costituzionale. Difenderemo la rete con la solita risolutezza che ci contraddistingue".
Dopo una decisione del genere, c’è ancora spazio per l’ipotesi di un accordo fiscale con l’amministrazione?
"Assolutamente si. Ho piena fiducia, oggi, nella capacità dell’Amministrazione di comprendere la situazione. Conviene sia ad essa che alla parte privata, cioé Stanley, risolvere la questione con un accordo di reciproco buon senso. In fondo come ho già detto la Stanley lo chiede fin dal 30 giugno 2016. C’è anche da fare un’altra considerazione. Il tempo passa. E ben presto ci confronteremo in tribunale con l’Amministrazione, sulla congruità di un’imposta unica per i CTD al triplo di quello che pagano i concessionari. C’è la moda al momento di dire che l’Amministrazione è vincente nella maggioranza (70% nel segmento dei CTD Stanley) delle decisioni delle CTP. Sarà vero anche quando si comincerà a parlare del triplo? Vogliamo affrontare l’incubo, noi e l’Amministrazione, di nuovi rinvii alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia su un argomento così scivoloso, per il quale la Commissione Europea ha già manifestato seri dubbi di compatibilità comunitaria? Non credo che si vorrà arrivare alle estreme conseguenze connesse al fatto che in Italia è perfettamente documentato che c’è un operatore che chiede da 4 anni di pagare le tasse come tutti gli altri e non riesce a farlo. Siamo costretti, tutti, ad assumerci le nostre responsabilità per cercare di fare la pace".
NT/Agipro
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